In Grecia nell’ultimo periodo sembra essere aumentata la sensibilità nei confronti del “nazionalismo” albanese. L’episodio che ha visto sette reclute dell’esercito greco, di etnia albanese, scattare una foto di gruppo facendo il saluto con il simbolo dell’aquila bicipite – ha scatenato una polemica senza precedenti tra i gruppi nazionalisti greci e quelli albanesi.
L’evento ha occupato le prime pagine dei quotidiani dei due paesi ed ha notevolmente preoccupato il capo dell’esercito greco, che ha immediatamente ordinato l’apertura di un’inchiesta, mentre i soldati, che sono stati alcuni giorni al campo di addestramento di Messolongi, non hanno ancora prestato giuramento. Il regolamento dell’esercito greco impone infatti che i soldati siano portati di fronte alla corte marziale dove rischiano fino a cinque anni di carcere, ma anche di perdere la cittadinanza greca.
Tuttavia a gettare benzina sul fuoco ci ha pensato il ministro della Difesa greco, Panos Kammenos, esponente dei Greci Indipendenti, partito nazionalista della coalizione di governo ad Atene, il quale ha dichiarato che il comportamento delle sette reclute sarà oggetto di indagini: “Coloro che non si sentono greci è meglio che ritornino nel loro paese”, ha detto Kammenos. Finora non c’è stata alcuna risposta ufficiale da parte delle autorità albanesi.
In Grecia il servizio militare è obbligatorio per tutti gli uomini tra i 19 e i 45 anni, inclusi anche per i ragazzi di seconda generazione di immigrazione. Secondo Roberto Goro, giornalista albanese ad Atene, degli 86 mila soldati greci ben 12 mila sarebbero di etnia albanese. Goro ha contatto le famiglie degli soldati coinvolti che hanno confermato che i ragazzi non si conoscevano prima, ma hanno fatto amicizia durante la leva.
Arben Llalla, giornalista e storico albanese, ha dichiarato che “tutta questa storia è una montatura dei servizi militari greci, in quanto le foto sono state diffuse da siti vicino ai nazionalisti greci”. La polemica evidenzia le tensioni recenti fra i due paesi. La Grecia ha una grande comunità etnica albanese, soprattutto ad Atene, ma anche nella regione di Ciameria nella parte nord-occidentale del paese.
Negli ultimi mesi ci sono stati diversi incidenti che hanno portato allo scontro tra il Governo albanese e quello greco.
Nel mese di novembre, due autisti del Ministero degli Affari Esteri albanese sono stati arrestati al confine mentre trasportavano, in Grecia, libri di testo scritti in lingua albanese. Sono stati accusati di tentativo di introduzione, in Grecia, di materiale di propaganda. Anche l’esproprio e la demolizione delle case a Himare è diventato un altro elemento di conflitto tra i due Paesi.
Il governo greco ha lamentato che l’Albania stia incitando il nazionalismo tra gli albanesi di Grecia al fine di riaprire la questione legata all’espulsione degli albanesi – accusati di collaborazionismo con il nazifascismo – dalla Grecia settentrionale, avvenuta dopo la Seconda guerra mondiale. Ipotesi indirettamente confermata dal premier albanese Edi Rama che, in un’intervista all’emittente televisiva “Top Channel“, ha dichiarato: “tutto ciò è dovuto solo ad una mancata disponibilità da parte dei nostri amici greci a comprendere quello che noi intendiamo quando parliamo della questione della popolazione çam“. Una questione che, da settant’anni, è oggetto della strumentalizzazione politica dei nazionalisti greci e albanesi.