Così come la Parigi e le altre capitali europee di fine XIX e inizio XX secolo videro la nascita di molteplici movimenti artistici di avanguardia, anche Mosca fu scossa dallo stesso fervore e proprio qui furono scritte alcune delle pagine più importanti della storia dell’arte contemporanea. Tra i tanti protagonisti troviamo Michail Larionov, forse meno noto al grande pubblico rispetto al gigante Malevič, ma a cui si deve lo sviluppo di alcuni movimenti che rivendicavano un’anima prettamente russa.
Nato a Tiraspol nel 1881, studiò a Mosca, città dove lanciò la sua carriera e conobbe Natalija Gončarova, sua compagna di vita e collega. La sua prima produzione fu influenzata dagli impressionisti, mentre già dal 1909 se ne distaccò in favore di uno stile più vicino al primitivismo, prendendo le mosse in particolare dall’arte contadina russa, dalle stampe a vignette ad uso delle classi popolari (Lubki), e dal pittore georgiano Niko Pirosmanashvili. In questo periodo co-organizzò mostre collettive a cui parteciparono artisti francesi come Gauguin, Matisse, Braque, così come Tatlin, Chagall e l’allora emergente Malevič. Fu proprio da queste mostre, raggruppanti gli artisti orbitanti attorno alla rivista Il Vello d’Oro, che si svilupparono due importanti movimenti dell’avanguardia russa di cui Larionov fu il fondatore assieme alla Gončarova: l’Asso di Quadri (Bubnovyj Valet, 1910–11) e la Coda dell’Asino (Oslinyj chvost, 1912-13).
All’Asso di Quadri facevano riferimento gli artisti Burljuk, Končalovskyj, Maškov, Lentulov, Kuprin, Milman, Rozhdestvenskyj e Falk. Pur mantenendo ognuno di loro un proprio stile individuale, il movimento dava voce ad un nuovo linguaggio espressivo sulla falsariga dell’evoluzione pittorica dello stesso Larionov. Ad evidenti riferimenti all’esperienza avanguardista francese si univano elementi decorativi e colori vivi derivanti dall’arte popolare russa. Fu proprio il solo riferimento alle radici culturali autoctone alla base della rottura tra i due fondatori del movimento e il gruppo stesso. Evento che portò alla creazione del successivo e più radicale Coda dell’Asino.
Il nome si rifà ad una provocazione artistica contro i vari movimenti d’avanguardia avvenuta a Parigi nel 1910. Guidati dal critico Roland Dorgelès, un gruppo di artisti trasformò un asino nel pittore Boronali (anagramma di Aliboron, ovvero l’asino delle favole di La Fontaine) e a distanza di un mese pubblicò sulla rivista satirica Fantasio il manifesto dell’Eccessivismo. Riunendo gli artisti Le Dantiu, Malevič, Ševčenko, Zdanevič e Fabbri, il movimento Coda dell’Asino si poneva l’obiettivo di creare una pittura moderna genuinamente russa, scevra da qualsiasi influsso dall’arte europea. Definendo i membri dell’Asso di Quadri con il termine dispregiativo di Cézannisti, Larionov e Gončarova furono i primi a porre apertamente la questione di una scuola artistica indipendente, partendo dalla convinzione che l’arte russa fosse essenzialmente diversa dai paesi dell’Europa occidentale e che il suo sviluppo dovesse essere consapevole delle convenzioni culturali indigene. La teorizzazione definitiva di questo tipo di arte come Neo-primitivismo avvenne ad opera di Alexander Ševčenko nella pubblicazione omonima del 1913, in cui viene ribadita la vicinanza tra Russia e Oriente. Lo stesso Majakovskyj fu influenzato da questo concetto, per via della scelta di temi contadini o dell’uso deliberato di arcaismi.
Sempre nel 1913 Larionov inaugurò simultaneamente due nuove mostre: una con Lubki e pezzi storici dell’arte popolare russa, e l’altra col titolo di Target (Mišen’) con gli artisti del gruppo. Entrambe le mostre rappresentarono il culmine della fase neo-primitivista nella carriera di Larionov e al tempo stesso aprirono la strada verso il Raggismo, anche noto come Lucismo (1913-14), ovvero il primo movimento d’arte non figurativa d’origine russa vicino allo stile futurista, di cui egli stesso ne definì le basi teoriche nel manifesto “Pittura raggista”. Il quadro cessava di essere un riflesso del mondo oggettivo: i veri oggetti sono invisibili all’uomo, tuttavia fasci di raggi possono essere percepiti come provenienti da essi, raffigurati nell’immagine come linee di colore.
Nel 1915 l’artista si trasferì con la moglie a Parigi lavorando da allora in poi prevalentemente in ambito teatrale. Morì in Francia come cittadino francese nel 1964 e le sue opere, così come quelle della Gončarova fanno parte di importanti collezioni museali in tutto il mondo.
Foto: Gončarova e Larionov, 1913-1914, Archive of the State Tretyakov Gallery