Presentazione del volume “Il Grande Iran”
di Giuseppe Acconcia, prefazione di Mohammad Tolouei – Exòrma Edizioni
Venerdì 13 gennaio 2017 – h 19
Presso il circolo Polski Kot, via Massena 19/A, Torino
Sarà presente l’autore Giuseppe Acconcia (Al Ahram, The Independent, Il Manifesto), presentazione di Semir Garshasbi (Radio Beckwith).
In collaborazione con EaST Journal e Most Associazione
Il Grande Iran è un ricco reportage narrativo che rivela dall’interno tutta la complessità dell’attuale realtà iraniana. Questo libro è il frutto di dieci anni di vita, di viaggi e ritorni in questo paese di Giuseppe Acconcia, uno dei più accreditati corrispondenti italiani dal Medio Oriente. L’Iran è il paese del dispotismo e delle lotte civili, il più democratico del Medio Oriente per cultura politica e civile. Il popolo iraniano vive un momento politico, culturale, sociale e civile unico. In Iran, tutto è il contrario di tutto: la libertà è ipocrisia, la religione è politica, la carità è profitto.
Il titolo del libro è un riferimento agli intrighi russi, statunitensi e britannici – paesi che hanno manipolato la Persia sin dall’Ottocento – riportati nel classico di Peter Hopkirk Il Grande gioco, ma è soprattutto una riflessione critica sul progetto dell’ex presidente Usa, George W. Bush, di Grande Medio Oriente. Se la politica estera della Repubblica islamica non ha mai assunto un atteggiamento aggressivo dopo il 1979 e neppure ha perseguito forme di esportabilità del modello khomeinista, ci ha pensato la cieca politica estera Usa a creare il mito del Grande Iran. L’Iran è un paese ora essenziale, forse suo malgrado, per la soluzione dei principali conflitti, innescati proprio da attacchi esterni, dalla Siria all’Iraq fino all’Afghanistan.
Dal libro: «Tehran è una città bizzarra. Vista dall’alto sconvolge con i suoi 15 milioni di abitanti che si riversano su strade straripanti di macchine, taxi e moto. Quella di Tehran è una ricchezza degradante che si trasforma in povertà nel Sud. A Nord si innalza una montagna alta più di seimila metri e innevata quasi per tutto l’anno, oasi di libertà e di incontri fugaci. A Sud si trova un bazar grande quanto una città con moschee, venditori, caravanserragli e vecchi hammam, grandi parchi dove famiglie e giovani restano per ore di giorno e di notte fumando un galium (narghilè). Per i ragazzi solo pochi sono i caffè aperti fino a mezzanotte dove ci si concede maggiore libertà. Le librerie su Via della Rivoluzione espongono locandine dimenticate di opere di Nietzsche e Khayyam. Buchi vendono pane in forni di pietra o espongono frutta e frullati da bere intorno a Piazza della Rivoluzione. Murales inneggiano ovunque all’Intifada palestinese, ricordano i martiri della guerra contro l’Iraq o semplicemente rappresentano un mondo che tanto confina con l’Oriente da subire le intromissioni più esasperate dell’Occidente».
L’autore:
Giuseppe Acconcia, giornalista professionista e ricercatore, specializzato in Medio Oriente, dal 2005 ha vissuto tra Iran, Egitto e Siria. Scrive per Al Ahram, The Independent, Il Manifesto. Collabora con Linkiesta, Oil, Radio3Rai, Reset. Ha pubblicato saggi con Il Mulino, The International Spectator, Ispi. Autore di Egitto. Democrazia militare (Exòrma, 2014), La primavera egiziana (Infinito, 2012) e di Un inverno di due giorni (Fara, 2007). Gli è stato assegnato il premio Giornalisti del Mediterraneo 2013 e ha recentemente realizzato un documentario radiofonico per Radio3 Il Cairo dalle strade della rivoluzione.
Inizio alle ore 19