SPORT 2016: Ultrà, il baricentro si sposta verso est

L’anno 2016 verrà ricordato dagli ultrà per il palcoscenico che gli Europei di calcio in Francia hanno offerto alle tifoserie. È stata un’edizione memorabile per ampiezza di partecipazione (estesa, con 24 squadre, a gran parte dell’est Europa, con l’esclusione di serbi, bosniaci e greci) e per presenza numerica. Con una giornata a suo modo storica: la “battaglia di Marsiglia” dell’11 giugno, quando ha trovato sfogo l’intenzione di centinaia di hooligan russi di affermare, sul piano di confronto della strada, la propria supremazia. Più violenti, più organizzati, più decisi.

Le molte ore di scontri e incursioni a caccia di inglesi, ormai detronizzati dal ruolo di avanguardia della sottocultura hooligan, rappresentano un punto di svolta forse definitivo. Tale chiaro messaggio di forza ha trovato conferma anche nei giorni successivi, allorché iniziative delle autorità francesi al limite della legalità non hanno scalfito la coesione tra hooligan russi e i loro rappresentanti (tra cui il controverso Shprygin, espulso e poi beffardamente rientrato in Francia) e referenti politici.

Euro 2016 ha mostrato anche altro. Anzitutto l’invasione dei tifosi ungheresi, i cui massicci cortei hanno bloccato intere città: si è trattato della più numerosa e compatta presenza ultrà in Francia, dovuta alla lunga assenza della nazionale da una competizione importante e al livello molto basso del campionato locale.

Per altre nazioni, pur seguite da molti tifosi, gli Europei sono stati occasione di regolamenti di conti interni. Così, in parte, per i romeni, tra tifosi dello Steaua e della Dinamo Bucarest. Ne è seguito ad agosto, in occasione di Steaua–Manchester City, l’incredibile sabotaggio, da parte di tifosi della Dinamo, della coreografia organizzata dalla società dello Steaua (invece di celebrare la squadra campione d’Europa del 1986, la coreografia recava la scritta Doar Dinamo Bucureşti, “Solo Dinamo Bucarest”).

Le faide interne hanno riguardato soprattutto i polacchi, a causa della rottura di gemellaggi e del riposizionamento di alcune tifoserie, con l’entrata in scena di una nuova coalizione composta da ultrà di Wisła Cracovia, Ruch Chorzów e Widzew Łódź che si è scontrata, prima di Polonia-Ucraina, con altri gruppi di connazionali. Né sono mancate le coloriture identitarie, come nel corteo di tifosi polacchi aperto dallo striscione Defenders of European culture.

Quanto ai tifosi croati, si sono fatti notare per il lancio di torce in campo nei minuti finali di Croazia-Repubblica Ceca, da ricondursi alla contrapposizione tra ultrà e federcalcio croata (Zdravko Mamić in primis). Ne è scaturito l’arresto per tredici tifosi dei gruppi Torcida Split e Kohorta Osijek. Torcida, il principale gruppo di sostenitori dell’Hajduk Spalato, ha comunicato le ragioni del lancio di torce in un comunicato.

Nei campionati interni l’annata ha fornito pochi spunti, ad eccezione del ritorno allo stadio dei Bad Blue Boys della Dinamo Zagabria e delle perduranti tensioni in Grecia dove si oscilla tra lotte di potere, incidenti e sospensioni del torneo. Alcune questioni restano latenti, come quella della progressiva diffusione della tessera del tifoso (a cui East Journal ha dedicato diversi articoli), sicché sono le competizioni europee a fungere da banco di prova per gli ultrà. Così in Ucraina, dove alla tregua interna tra tifoserie fanno da contraltare le frequenti aggressioni ai tifosi stranieri (ad esempio, ultrà di Dinamo e Chernomorets contro Beşiktaş e Manchester United).

“Protagonisti” in Europa sono stati gli ultrà del Legia Varsavia, responsabili di incidenti a Madrid e contro il Borussia Dortmund nei pressi del settore occupato dai tedeschi. L’ennesima squalifica inflitta dalla UEFA e il divieto di trasferta non hanno però impedito ai tifosi del Legia di presentarsi a Dortmund in alcune centinaia, così beffando UEFA e polizia.

Sono dunque forse proprio gli ultrà polacchi a costituire l’unica credibile minaccia per la tranquillità dei Mondiali del 2018 in Russia, quando per motivi geografici e per ragioni di immagine è da attendersi un’edizione priva delle tensioni di Euro 2016.

Chi è Paolo Reineri

Nato nel 1983, torinese. E’ avvocato dal 2009. Appassionato di sport con particolare interesse per i suoi risvolti sociali, ha affiancato alla propria attività professionale l’approfondimento delle tematiche e delle vicende, sportive e non solo, dell’area est-europea, collaborando anche con l’emittente Radio Flash e con la rivista Fan’s Magazine.

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