Chi c’è dietro ai siti di “fake news” che stanno proliferando in Lettonia?
Un’inchiesta di Re:Baltica è riuscita a svelare diversi misteri intorno a questo fenomeno, che a quanto pare nasce non da oscure trame, magari orchestrate dal Cremlino, ma da giovani che si industriano a far soldi facili con notizie false o semplicemente accattivanti grazie al sistema del “clickbait” (link usati come esche). E ci riescono piuttosto bene.
Uno dei casi più eclatanti degli ultimi giorni è stata la campagna per sciogliere anticipatamente il parlamento lettone, organizzata su Facebook da Aivis Plotiņš, che si definise “un ridicolo diciannovenne di Ogre”. Ha organizzato una sondaggio virale che ha raccolto un boom di visitatori e di risposte. In Lettonia in realtà esistono siti autentici di partecipazione popolare, come Manasbalss.lv, che organizzano campagne di firma su proposte di legge da inviare al parlamento. Ma il sondaggio organizzato dal ragazzo di Ogre si presentava in maniera ambigua, tanto da confondere diversi visitatori, ma in grado di attirare un grande interesse, in un periodo in cui la classe politica lettone, come quella di tutta Europa, non vive un momento di grande popolarità. In pochi giorni le condivisioni su FB della pagina con il sondaggio sullo scioglimento della Saeima hanno fatto sì che le visite alla pagina raggiungessero i 600 mila contatti. In un paese di due milioni scarsi di abitanti, un numero eccezionale, tre volte tanto l’audience del programma televisivo più popolare.
La storia del ragazzo di Ogre in realtà non è caratterizzata da oscuri interessi. Plotiņš non è iscritto ad alcun partito, e non guadagna neanche denaro con la sua pagina Facebook, secondo quanto ha dichiarato a Re:Baltica. Gli interessava raggiungere un rapido successo di visite nella sua pagina, e il tema dello scioglimento della Saeima gli era sembrato adatto allo scopo (anche se lui stesso non vuole chiudere il parlamento). “Mi ha fatto tristezza vedere amici, che senza alcun interesse per la politica, hanno reagito al mio sondaggio subito con un “SI”, il parlamento è da sciogliere. Solo per istinto, per unirsi al gregge”.
Ma per molti altri siti di fake news su internet, il vero obiettivo è farci dei soldi. Dietro a questi siti ci sono in genere ragazzi dai 20 ai 30 anni, definiti spesso “nomadi digitali”, che non hanno alle spalle interessi politici. Si tratta di piccoli imprenditori che cercano di fare business andando incontro alle tendenze dei clic.
Un caso interessante su cui si sofferma l’inchiesta di Re:Baltica è “Zeltene.lv”. Si tratta di una pagina facebook di notizie, con contenuti di basso livello, in gran parte provenienti da siti esteri, tradotte in lettone. Il proprietario, Oskars Prikulis afferma che “la gente non è interessata a contenuti di qualità”. Bassi costi di produzione quindi, ma che fruttano molte visite e soldi. Il sito ha circa 1,5 milioni di visite al mese e 300 mila visitatori unici mensili, che fruttano al sito circa 1500 euro al mese.
Gli articoli di qualità attirano poco pubblico. Gli algoritmi di Facebook funzionano in modo che se un visitatore non clicca sul contenuto di una pagina, questa dopo due o tre volte sparisce dalle offerte. Il modo migliore per attirare traffico è quello di generare diverse pagine Facebook e riempirli di oroscopi, foto di animali, aforismi.
Invece le notizie negative e critiche sulla politica ottengono un grande interesse (e conseguentemente producono denaro).
Una delle più popolari pagine facebook è “Runabildes.lv”, dove i contenuti sono pubblicati direttamente dai visitatori. La pagina è seguita da 128 mila persone. Anche qui il processo redazionale ha un unico scopo: pubblicare quelle notizie che hanno una maggiore attrattiva, e che permettano il maggiore introito pubblicitario possibile. E anche i commenti più demenziali o offensivi dei visitatori servono perfettamente a questo obiettivo.
Da Ritakafija.lv (il caffè del mattino) affermano che le notizie positive sono lette da poche persone. Si tende a condividere le notizie negative, che ispirano rabbia e frustrazione.