Compare quasi all’improvviso, appena fuori dal centro storico di Wrocław, e si presenta come una curiosa costruzione dell’epoca post-bellica, una struttura circolare che potrebbe essere uno stadio in miniatura o anche un palazzetto dello sport per gnomi. D’altra parte Wrocław, capitale europea della Cultura 2016, è invasa dal 2001 da piccole statue metalliche di gnomi di non più di 30 centimetri, omaggio di Tomasz Moczek alle ironiche forme di disobbedienza civile di Alternativa Arancione, movimento di protesta sorto in città negli anni ottanta.
Ma la struttura circolare grigia e un po’ insignificante non ha nulla a che fare con gli gnomi. A fianco dell’ingresso si nota uno scarno monumento alla Costituzione polacca del 3 maggio 1791, la prima in Europa se si fa eccezione di quella della Corsica del 1755, segno inequivocabile che ci troviamo nei pressi di un patrimonio storico di una certa rilevanza. L’edificio, costruito nel 1957, racchiude, infatti, una curiosità storica e simbolica di grande rilevanza: il Panorama di Racławice.
Un enorme dipinto circolare – erano di gran moda nell’Ottocento, riproduce in maniera accuratissima la battaglia del 4 aprile 1794 presso il villaggio di Racławice, combattuta dagli insorti polacchi guidati dal generale Tadeusz Kościuszko contro gli invasori russi. La battaglia, contro ogni previsione, fu vinta dai polacchi, cui si erano uniti contadini e gente del popolo purché muniti di carabina, lancia o ascia, come richiesto nelle regole di ingaggio di Kościuszko, sbaragliando le truppe del generale russo Aleksandr Tormasov. La gloriosa vittoria fu solo un episodio felice all’interno dell’“insurrezione di Kościuszko”, con la quale il generale polacco, veterano della rivoluzione americana, aveva tentato di opporsi alla seconda spartizione della Confederazione lituano-polacca tra Russia, Prussia e Impero austro-ungarico. Non ci riuscirà e la Polonia sparirà dalle cartine geografiche dell’Europa fino alla fine della Prima guerra mondiale, ma il ricordo della battaglia rimarrà per secoli nell’immaginario collettivo dei polacchi.
Proprio per questa sua fama duratura e quasi leggendaria, nel 1894, a Leopoli, in occasione dell’esibizione nazionale polacca, Jan Styka insieme al pittore specializzato in battaglie Wojciech Kossak e ad altri artisti diede vita in soli nove mesi al Panorama di Racławice. Opera sospesa fra la produzione artistica di alto livello e l’attrazione fieristica, attirò masse di visitatori che giunsero a Leopoli per ammirarlo. Allora la città della Galizia era in territorio asburgico, portava il nome di Lemberg ed era abitata da numerose minoranze nazionali, fra cui polacchi, ebrei, austriaci. Alla fine della Prima guerra mondiale, quando finalmente la Polonia riacquistò autonomia e indipendenza, la città ne divenne parte con il nome di Lwów e così sarà fino al 1945. Alla fine della guerra il nuovo ordine mondiale non solo assegnò Leopoli all’Ucraina, a sua volta passata sotto l’egida dell’Unione Sovietica, ma previde anche massicci spostamenti di popolazioni, finalizzati a omogeneizzare le nuove compagini statali.
E così centinaia di migliaia di polacchi galiziani lasciarono terre e proprietà per essere accolti nelle zone della Polonia post-bellica acquisite dalla Germania o abitate da un numero consistente di cittadini di origine tedesca. Questi, a loro volta, furono costretti ad allontanarsi dalle proprie case portando con sé oltre ai pochi beni anche lo stigma del nemico per eccellenza: la Germania nazista. Il caso di Wrocław fu emblematico. Città tedesca, passata dalla Prussia alla Germania nazista attraverso Weimar con il nome di Breslau, nel 1945 fu assegnata alla Polonia dalla Conferenza di Potsdam. La città semidistrutta venne occupata dai polacchi di Leopoli, che portarono con sé non solo cultura, ricordi e influenze linguistiche, ma anche opere d’arte di un certo livello, tra cui il Panorama di Racławice. Arrivato in città nel 1946, inizialmente non ebbe però la dovuta attenzione.
Un’opera così imponente che celebrava una schiacciante vittoria contro i russi, in tempi di soggezione e costanti tensioni con Mosca, trovò collocazione in una teca nascosta e non in un’esposizione aperta alla cittadinanza. Così il Panorama, danneggiato nel 1944 a causa della guerra e bisognoso di un accurato restauro, rimase per decenni al buio, quasi del tutto dimenticato.
Certamente però in molti se lo ricordavano e talvolta qualcuno ne celebrava la bellezza, mettendo in guardia contro le minacce del tempo e dell’usura. Nel 1957 qualcosa sembrò cambiare in senso positivo e, infatti, iniziò a essere costruito il suo nuovo “contenitore”, che però rimase vuoto ancora per molto.
Occorrerà attendere l’agosto del 1980, mese al termine del quale nacque Solidarność insieme alle infinite speranze dei polacchi, perché si autorizzi il restauro della tela. Sarà esposta al pubblico nel 1985, bella come quando fu realizzata, ben illuminata, ricca di particolari e di elementi naturali, rocce, rami, sterpaglie, un carro caduta a terra. Uno spettacolo, che non smette di stupire e di attrarre migliaia di turisti ogni anno, poco fuori dal centro di Wrocław.
All’ingresso si legge che il Panorama di Racławice, dal 1985 a oggi, è stato visitato da 19 milioni di persone. E il pensiero che milioni di persone abbiano davvero scelto di vedere il Panorama, si siano messi in coda (io ho atteso una buona mezz’ora), che abbiano dedicato del tempo a individuare le divise dei polacchi e quelle russe, che abbia scrutato i visi dei contadini e i cavalli, i cannoni e i fucili, beh mi rende stranamente felice. In una terra che ha contato milioni di morti, che possa anche contare milioni di momenti sereni o almeno spensierati, non è cosa da poco.
Foto: Claudio Benedetto