Il 6 dicembre il presidente Putin ha siglato la nuova “dottrina sulla sicurezza dell’informazione”, che va a sostituire – e per diversi aspetti a “svecchiare” – il documento precedente, emanato nel 2000. La principale carenza di quest’ultimo consisteva infatti nell’aver tagliato fuori dai mezzi di comunicazione il ruolo dei nuovi media, di Internet in senso lato.
La nuova carta, di 17 pagine, ne fa al contrario uno dei suoi focus. Quest’attenzione al web unita alla spiccata nuance ideologico-patriottica (se non nazionalista) che si respira tra le righe (neanche troppo velatamente) dà motivo di temere per la futura libertà, già precaria, dei mezzi di comunicazione in Russia. Se nel documento del 2000 era sancito apertamente “il divieto di censura”, ora di questo non si parla più: si sottolinea, al contrario, la preminenza degli “interessi della nazione”, che deve assicurare ai cittadini la ricezione di un’informazione “veritiera”. Chi sia a sancire cosa sia vero e cosa invece non lo sia non è oggetto del documento, né tanto meno quali siano i modi per i quali ciò si possa stabilire univocamente.
La sicurezza dell’informazione deve essere garantita lottando principalmente contro “terrorismo, estremismo e spionaggio”, si legge nel testo. All’interno di questi grandi termini-ombrello entra però un po’ di tutto. Anzi, il nemico più grande sembra essere “l’espansione della pressione informativo-psicologica dei servizi segreti stranieri mirata alla destabilizzazione di varie parti del mondo”, tra cui la Russia. Inoltre, il governo di Mosca si sente in dovere di alzare le difese contro le dichiarazioni falsate dei media stranieri che mirano a screditare le politiche della Federazione. Chi scrive guarda alle nuove generazioni di russi per le quali bisogna “conservare i valori tradizionali spirituali e morali” e quindi “neutralizzare le attività informativo-psicologiche che sono mirate a distruggere i fondamenti storici e le tradizioni patrie”. Non si manca poi di criticare la “discriminazione” di cui sarebbero oggetto i mass-media e i giornalisti russi all’estero.
Molta della pressione straniera sui media e l’informazione russa, si sostiene, viene dagli stessi mezzi di comunicazione, nati in seno a paesi stranieri. Gran parte della nuova “dottrina” ribadisce quindi la necessità della creazione e dello sviluppo di tecnologie di comunicazione nazionali. Tuttavia, è noto come Mosca si sia negli ultimi tempi rivolta alla Cina, dalla quale potrebbe essere intenzionata a mutuare il grande Firewall – “filtro censorio” di Internet.
La nuova dottrina russa arriva al momento giusto. Da un lato, corona le misure restrittive e liberticide introdotte dal governo di Putin nel 2016 (ne abbiamo parlato qui); dall’altro, risponde in un certo senso alla risoluzione europea contro la propaganda russa arrivata a fine novembre ed al progetto di legge di Washington che andrà a creare nel 2017 un organismo apposito per contrastare la “velata influenza” del Cremlino.