Il mondo dello sport ha espresso un cordoglio unanime per la Chapecoense. La squadra brasiliana aveva compiuto una vertiginosa scalata passando dal 2009 dalla Série D del campionato brasiliano alla finale della Copa Sudamericana. La Chapecoense aveva eliminato realtà titolate come l’Independiente e il San Lorenzo per raggiungere quella che sarebbe stata la gara più importante della sua storia, contro i colombiani dell’Atlético Nacional.
Commozione per la tragedia al @ChapecoenseReal. E’ un destino che ci lega indissolubilmente #ForcaChapecoense ,vi siamo fraternamente vicini pic.twitter.com/K3ZcG8j4PY
— Torino Football Club (@TorinoFC_1906) November 29, 2016
Una gara che le è però stata negata da un destino tragico, l’incidente aereo costato la vita a 71 persone (21 giornalisti e la maggior parte dei giocatori e dello staff) mentre il volo che portava la squadra all’andata della finale si avvicinava a Medellín. Un destino che pone la Chapecoense nel novero delle squadre di calcio la cui storia è stata segnata da una tragedia aerea: dalla Grande Torino che si schiantò sulla collina di Superga nel 1949 ai Busby Babes del Manchester United che persero la vita nell’incidente di Monaco, fino ad arrivare alla leggendaria nazionale zambiana che si inabissò al largo di Libreville nel 1993.
Pakhtakor FC is deeply saddened by @ChapecoenseReal team passing. Our thoughts and prayers are with team members and their families
— Pakhtakor FC (@fc_pakhtakor) November 29, 2016
Meno conosciuta è la vicenda del Pakhtakor Tashkent, la squadra uzbeka che l’11 agosto del 1979 venne coinvolta in uno schianto aereo in quota. La tragedia si consumò nei cieli di Dneprodzeržins’k (Ucraina), quando due Tupolev dell’Aeroflot entrarono in collisione tra di loro. L’incidente costò la vita a 186 persone, gli occupanti di entrambi i velivoli. Tra di loro, 14 giocatori e tre membri dello staff del Pakhtakor. Impossibile il riconoscimento: al cimitero Botkin di Tashkent vennero tumulate solo una manciata di cenere e un mucchio di pietre chiuse in una bara.
La responsabilità dell’incidente venne addossata a due controllori del traffico aereo, condannati a quindici anni di colonia penale. Uno di loro si sarebbe tolto la vita, mentre Vladimir Sumskoj, liberato sei anni più tardi, dichiarò alla Pravda che l’incidente era da addebitarsi al transito dell’aereo del Segretario Generale del PCUS Leonid Brežnev, che aveva costretto i controllori a lasciare libera la rotta dell’aereo dirottando tutto il traffico su soli due corridoi aerei. La versione di Sumskoj venne poi smentita da un ex ufficiale ispettore, ma diversi documenti legati al processo risultano a oggi inaccessibili perfino alle famiglie delle vittime.
Come avverrà ora per la Chapecoense, il Pakhtakor ottenne un blocco delle retrocessioni di tre anni e il prestito a titolo gratuito di diversi giocatori da altre squadre del campionato sovietico. Solo dodici giorni più tardi la squadra ridiscese in campo e tre anni più tardi sarebbe riuscita a raggiungere il sesto posto, il suo miglior piazzamento nel campionato sovietico.
Pakhtakor-1979. 36 years after air crashhttp://t.co/Crag0tvjzZ pic.twitter.com/79LsAfKf8q
— Pakhtakor FC (@fc_pakhtakor) 11 agosto 2015
Alcuni giocatori si salvarono non essendo saliti sul Tupolev per via di infortuni, mentre l’allenatore Oleg Bazilevič era in licenza per visitare la moglie e i figli in Crimea. Un attaccante era stato costretto al ritiro a inizio stagione da un brutto scontro di gioco con un difensore della Dinamo Mosca: quando i moscoviti si recarono a Tashkent per la gara di ritorno, dedicò un banchetto al dinamovista che gli aveva “salvato la vita”.
La squadra del Pakhtakor era già incappata in una brutta turbolenza alcuni mesi prima, un’esperienza che aveva lasciato diversi giocatori molto provati. Sono diversi i racconti di familiari delle vittime che raccontano di incubi e stati di agitazione precedenti alla partenza per Minsk. L’allenatore in seconda Idgaj Tazetdinov sognò di incontrare Chamid Rachmatullaev, una leggenda del Pakhtakor del decennio precedente che aveva perso la vita un anno prima in un incidente stradale. Nel sogno Tazetdinov gli aveva chiesto: «Dove sei?». Rachmatullaev aveva risposto: «Sto mettendo insieme una squadra per giocare a calcio».
Foto: Pakhtakor FC (Twitter)