In Lettonia prosegue il programma di ricollocamento dei richiedenti asilo da Grecia e Italia, ma praticamente tutti quelli che ottengono asilo politico nel paese baltico poi scelgono di lasciarlo per altre destinazioni, in particolare la Germania, dove ritengono di poter godere di maggiore sostegno economico e migliori prospettive di lavoro.
Dall’inizio del programma di ricollocamento, secondo gli accordi di Bruxelles, in Lettonia sono arrivati 154 richiedenti asilo. 63 di questi hanno già avuto il riconoscimento di rifugiato o uno status alternativo. Entro la fine del 2017 gli accordi di Bruxelles prevedono l’arrivo in Lettonia di 531 richiedenti asilo. Ma in questo momento il centro di Mucenieki, che ospita i richiedenti asilo in Lettonia, è pieno e si prevede che non ci saranno ulteriori arrivi fino al nuovo anno.
Il vero problema in realtà non è tanto l’ingresso in Lettonia dei richiedenti asilo, quanto le prospettive e le possibilità di rimanere in territorio lettone per chi ottiene lo status di rifugiato. In questo senso il programma di ricollocamento non è stato un successo. Delle 63 persone che hanno ottenuto lo status di rifugiato o uno status alternativo, la maggior parte ha già lasciato la Lettonia, e nulla lascia credere che questa tendenza cambierà coi prossimi rifugiati. Attualmente nel centro di Mucenieki vivono più di 20 persone che hanno già ottenuto lo status di rifugiato e che dovrebbero lasciare il centro, per far posto a nuovi richiedenti asilo. Il problema è che non sanno dove andare né cosa fare in Lettonia.
Con un assegno di 139 euro al mese per ogni rifugiato, e altri 97 euro per ogni familiare a carico, i rifugiati che lasciano il centro di Mucenieki non hanno sufficienti risorse per pagarsi l’affitto di un appartamento.
“Il costo medio di un affitto va dai 200 ai 300 euro al mese, senza contare i servizi di gas, luce, riscaldamento. Quest’ultima voce in Lettonia durante l’inverno incide pesantemente sui costi di gestione di un appartamento, che può arrivare anche a 500 euro” rivela il segretario generale della Croce Rossa lettone Uldis Līkops. “Queste famiglie, quando escono da Mucenieki, hanno a malapena gli assegni di sostegno per pagarsi un affitto, spesso neanche bastano, e non hanno nient’altro per comprarsi da mangiare, da vestirsi. In questa situazione molti scelgono semplicemente di andarsene”.
Il governo sta cercando di trovare una soluzione a questo problema, ad esempio aumentando gli assegni di sostegno ma per un tempo minore, con la speranza che gli adulti riescano a trovare presto un lavoro. Un’altra idea è quella di chiedere ai comuni di contribuire in prima battuta alle spese di affitto o trovare locali per sistemare queste famiglie. Ma nessuna decisione è stata ancora presa.
La fase fra l’acquisizione dello status e la completa integrazione nella società lettone è il passaggio più complicato, che per adesso quasi nessuno dei rifugiati è riuscito a superare. “Non c’è alcun senso nel raccontare a queste persone la tradizione e la mentalità lettone, farle partecipi delle nostre tradizioni, se poi qui non possono tirare avanti” sottolinea il segretario della Croce Rossa.
Il paradosso è che la Lettonia continua poi a pagare l’assegno di sostegno anche ai rifugiati che hanno lasciato il paese. Un paradosso che però dovrebbe essere presto cancellato, attraverso la modifica della normativa, che prevederà in futuro la riscossione dell’assegno solo per i rifugiati rimasti in Lettonia. Dal prossimo anno inoltre ogni rifugiato che riceverà l’assegno sarà anche registrato nelle liste di mobilità. Se rifiuterà un certo numero di proposte di occupazione, l’assegno sarà revocato.
Fonte Lsm.lv