L’ottimismo che aleggiava intorno a questo nuovo round dei negoziati per la riunificazione di Cipro viene spazzato via dopo il fallimento dell’ultimo incontro tra il presidente della Repubblica di Cipro, Nikos Anastasiades, e quello della Repubblica Turca di Cipro del Nord (riconosciuta solo dalla Turchia), Mustafa Akinci. I due leader si sono incontrati in Svizzera, a Mont Pèlerin, per affrontare una sessione che doveva dare la spinta decisiva al processo di riunificazione.
Bisticci di percentuali
L’obiettivo era quello di raggiungere un accordo su alcuni punti da sottoporre poi ai cittadini attraverso un referendum. I primi colloqui in territorio neutrale, sotto la supervisione dell’inviato dell’Onu, il norvegese Espen Barth Eide, si sono tenuti tra il 7 e l’11 novembre. I più attesi invece, tra il 20 e il 22 novembre. E proprio in questi giorni la speranza di un esito positivo è naufragata.
La trattativa per la riunificazione di Cipro si è arenata sulle percentuali di territorio che avrebbero dovuto definire il nuovo assetto della futura federazione bicomunale e bizonale, ma nello specifico la questione riguarda il numero di greco-ciprioti che dovrebbero fare ritorno nelle proprie abitazioni situate nella zona attualmente controllata dall’esercito turco.
Oggi la Repubblica Turca di Cipro del Nord costituisce il 36% del territorio dell’isola, ma la popolazione turco-cipriota rappresenta soltanto il 22% della popolazione. La proposta avanzata da Akinci era quella di mantenere una parte di territorio che andasse tra il 28,2 e il 29,2% della superficie totale dell’isola, ma secondo Anastasiades questo avrebbe permesso il rientro di circa 90.000 abitanti, su un totale di circa 170.000 che ne avrebbero diritto. Un numero esiguo, ma perfino troppo alto per Akinci, che avrebbe acconsentito solo per il ritorno di circa 65.000 greco-ciprioti nella zona attualmente occupata dall’esercito turco.
Aspettando Tsipras e Erdogan
Sembra di essere tornati indietro di quasi 13 anni, al 12 aprile 2004, quando il piano per la riunificazione di Cipro proposto dall’ex segretario dell’Onu Kofi Annan, venne sottoposto a referendum alle due comunità. Il piano venne rifiutato dai cittadini greco-ciprioti (solo il 24,71% voto sì al referendum), mentre la maggioranza dei turco-ciprioti (il 64,91%) si disse favorevole.
Un’altra causa del fallimento di questo piano fu la prospettiva della composizione del nuovo parlamento federale, dove la parte greco-cipriota e quella turco-cipriota avrebbero avuto 24 parlamentari a testa. Un numero giudicato sproporzionato dalla comunità greco-cipriota, che costituisce poco meno dell’80% della popolazione.
Il piano Annan fornisce delle linee-guida per il ricollocamento dei greco-ciprioti nella parte Nord dell’isola, anche se non fornisce il numero esatto degli abitanti che avrebbero diritto a tornare nelle proprie case che dal 1974 si trovano nel territorio dell’autoproclamata Repubblica Turca di Cipro del Nord.
È invece descritta la suddivisione delle zone costiere e dell’entroterra che sarebbero state controllate dalle rispettive comunità, e si trovano numeri dettagliati anche per quanto riguarda la smilitarizzazione dell’esercito turco. Oggi sono presenti 35.000 soldati, mentre il piano prevedeva che entro il 2011 nessun contingente dovesse superare le 6.000 unità, con la prospettiva di arrivare a un massimo di 3.000 unità entro il 2018.
Dal punto di vista delle questioni territoriali le trattative andranno avanti (a dicembre è previsto anche un incontro tra il primo ministro greco, Alexis Tsipras, e il presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdogan), mentre dopo il tentato golpe di luglio la Turchia non ha ancora espresso la propria posizione sul destino del proprio contingente a Cipro.