RUSSIA: Dal Baltico al Pacifico dispiegati missili e armamenti nucleari

La Russia non demorde. Dopo aver spostato i cosiddetti sistemi di difesa missilistici terra-aria-mare Iskander, S-400 e Bastion a Kaliningrad, Mosca ha annunciato il dispiegamento di alcuni missili anche nel Pacifico.

Queste installazioni, capaci di colpire obiettivi oltre i 500 chilometri di distanza, non appaiono certo come una semplice esercitazione militare, come ha già cercato di affermare il portavoce del ministero degli esteri qualche settimana fa.

Il sistema di difesa costiera Bastion, nell’enclave russo, innalza il livello di tensione tra la Nato e Mosca, già abbastanza alto in seguito all’installazione due mesi fa dei missili Iskander nel territorio incuneato tra Lituania e Polonia. I Bastion, inoltre, nei giorni scorsi sono stati utilizzati nell’ambito di una delle operazioni militari in Siria che la Russia sta conducendo, dando prova della loro spietata efficacia.

Obiettivo Pacifico

Mercoledì scorso, Mosca ha annunciato il dispiegamento di due sistemi missilistici di difesa nel Mar del Giappone: l’anti-nave Bastion-P (SSC-5 Stooge), operativa nell’isola di Iturup, la maggiore delle isole dell’arcipelago Curili, e il sistema Bal (SS-C-6 Sennight), schierato a Kunashir, l’isola più meridionale.

La disputa tra Giappone e Russia delle isole Curili, l’arcipelago di 60 isole a nord di Hokkaido, risale alla fine della seconda guerra mondiale, quando l’Armata rossa le occupò per assicurarsi il controllo dell’accesso nella base navale di Vladivostok, impedendo così ai due contendenti di firmare un trattato di pace dopo la fine della guerra. Attualmente il Giappone rivendica le quattro isole meridionali che il governo di Tokyo chiama “territori settentrionali”. Tuttavia, sebbene si sia verificato qualche progresso diplomatico durante la presidenza di Vladimir Putin, la soluzione della disputa è ostacolata dal fatto che le quattro isole meridionali dell’arcipelago ospitano basi militari aeree e navali russe, tra cui anche sottomarini nucleari.

Naturalmente il portavoce di Vladimir Putin, Dmitry Peskov, per mettere a tacere le voci di un attrito nelle relazioni diplomatiche fra Russia e Giappone, dichiara che il recente posizionamento dei missili sulle isole Curili ha una logica, e non dovrebbe pregiudicare lo sviluppo delle relazioni bilaterali tra Mosca e Tokyo, soprattutto alla luce dei preparativi per l’imminente visita del presidente Vladimir Putin in Giappone.

Una logica un po’ campata in aria, troppo vaga anche per la diplomatica pazienza giapponese, che “prenderà i provvedimenti opportuni”, come recentemente dichiarato dal ministro degli esteri Fumio Kishida.

I treni nucleari

Ma la Russia non si limita né al Baltico né al Pacifico. In patria, si riprogettano i “treni nucleari”, un sistema di trasporto ferroviario di missili balistici usato dall’Unione Sovietica negli anni ’80, in piena Guerra Fredda. Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa russa Interfax, i primi test, effettuati nel cosmodromo di Plesetsk (a nord ovest della Russia), hanno avuto successo e la produzione di cinque nuovi convogli è già in corso. Resistenti all’onda d’urto di una testata termonucleare, in grado di colpire bersagli in un raggio di migliaia di chilometri con il minimo errore di scarto, i nuovi “treni fantasma”, saranno pronti entro il 2020.

E se Kiev facesse lo stesso?

Venerdì sono arrivate da Mosca le proteste per l’annuncio da parte di Kiev di test militari in programma per il 1 e 2 dicembre. I missili violeranno infatti anche il territorio della Crimea, la regione di Simferopoli, sotto controllo russo. Kiev ha fatto sapere che le esercitazioni rientrano legalmente nelle norme di diritto internazionale, ma a Mosca la notizia ha provocato prevedibili isterismi.

Chi è Claudia Bettiol

Nata lo stesso giorno di Gorbačëv nell'anno della catastrofe di Chernobyl, sono una slavista di formazione. Grande appassionata di architettura sovietica, dopo un anno di studio alla pari ad Astrakhan, un Erasmus a Tartu e un volontariato a Sumy, ho lasciato definitivamente l'Italia per l'Ucraina, dove attualmente abito e lavoro. Collaboro con East Journal e Osservatorio Balcani e Caucaso, occupandomi principalmente di Ucraina e dell'area russofona.

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