In Estonia il primo ministro Taavi Rõivas si è dimesso mercoledì 9 novembre dopo aver perso un voto di fiducia in Parlamento, dopo mesi di dibattito sulle politiche economiche nel paese di 1,3 milioni di abitanti sulle rive del Baltico. Rõivas era stato il più giovane premier d’Europa, arrivando al governo nel 2014 a 34 anni.
La crisi è arrivata al punto di non ritorno il 7 novembre, quando gli alleati Socialdemocratici e IRL hanno chiesto a Rõivas di lasciare il timone, sostenendo di aver perso la fiducia nella sua leadership e nelle politiche economiche del suo Partito della Riforma. I partner di coalizione “hanno avviato negoziati per costruire una coalizione diversa con idee politiche diverse”, ha lamentato Rõivas
Secondo gli analisti politici, gli altri partiti sarebbero anche stanchi del lungo periodo di governo del Partito della Riforma, al potere dal 2005 e parte di ogni coalizione governativa degli ultimi 17 anni.
Rõivas era andato al governo nell’aprile 2015 a seguito delle elezioni parlamentari vinte dal suo Partito della Riforma. Ma la sua grande coalizione di governo è rimasta acciaccata dalle dispute tra i Socialdemocratici e i conservatori di Pro Patria e Res Publica, in particolari sulle tasse e sulla revitalizzazione dell’economia, che i due partiti alleati considerano al palo.
Una maggioranza di 63 deputati estoni su 101 ha votato contro Rõivas e il suo Partito della Riforma, che controlla 30 seggi. La neo-presidente Kersti Kaljulaid ha poi convocato i leader dei sei partiti parlamentari per favorire la nascita di una nuova coalizione di governo.
Il Partito di Centro, seconda formazione politica con 27 deputati e finora all’opposizione, sembra favorito per prendere la guida del nuovo governo. Secondo i media locali, i Socialdemocratici avrebbero già avviato contatti informali. Il Centro ha appena nominato un nuovo leader, il 38enne Jüri Ratas, che potrebbe presto ritrovarsi primo ministro.
Nonostante sia il partito di riferimento della numerosa minoranza russofona d’Estonia (un quarto della popolazione, di cui prosegue l’integrazione), il Centro ha in programma di mantenere l’Estonia saldamente all’interno della NATO, dell’eurozona e dell’UE – di cui la piccola repubblica baltica assumerà la presidenza del Consiglio UE a partire da luglio 2017.
Ratas, che si è fatto rispettare come presidente del parlamento e che non ha lesinato critiche alla politica estera di Mosca, ha preso il posto del 66enne Edgar Savisaar, già sindaco di Tallinn e agli arresti per corruzione, i cui legami con la Russia avevano finora prevenuto gli altri partiti dal proporre una coalizione, in un periodo di tensioni crescenti (si ricordi la storia di spie che aveva coinvolto Eston Kohver).
“Ratas ha detto che non cambierà nulla circa la posizione dell’Estonia nella NATO e nell’UE, e si esporrebbe ad un enorme contraccolpo se dovesse rimangiarsi la parola. Non ho ragioni di pensare che non sia sincero”, ha dichiarato all’AFP il politologo Ahto Lobjakas.
La NATO, di cui l’Estonia è membro sin dal 2004, ha avviato un piano di rafforzamento delle difese nel settore baltico, per deterrenza contro eventuali nuove interferenze russe dopo il caso dell’Ucraina. La neopresidente estone Kaljulaid ha recentemente definito Mosca un vicino “imprevedibile e inaffidabile”.
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