In Ucraina si consuma un altro colpo di scena politico. L’ex presidente georgiano e governatore della regione di Odessa, Mikhail Saakashvili, si è dimesso lanciando pesanti accuse nei confronti del governo e del presidente Poroshenko.
Le dimissioni
Se ne va sbattendo la porta, nel suo stile irruente al quale si erano già abituati i cittadini georgiani. Mikhail Saakashvili arrivato a Odessa nel maggio 2015 getta la spugna. Non lo fa in silenzio, però, e accusa direttamente il presidente Poroshenko di condurre gli stessi schemi criminale del suo predecessore, Viktor Yanukovich. Accuse pesanti che si inseriscono in un clima già particolarmente teso dopo che i cittadini ucraini hanno avuto la possibilità di toccare con mano (si fa per dire) le ricchezze accumulate negli ultimi anni dalla loro classe politica. La scelta teatrale di Saakashvili, infatti, arriva solo qualche giorno dopo la fine del processo che ha imposto per la prima volta la pubblicazione dei redditi dei dipendenti pubblici (e-declaration). Senza molta sorpresa, a dire la verità, l’Ucraina si è scoperta di nuovo un paese molto diviso, dove la classe politica continua ad accumulare denaro e privilegi che cozzano tremendamente con l’impoverimento della classe media. Proprio per questo a Kiev e Odessa qualcuno ha ironicamente ipotizzato che Saakashvili si sia dimesso dopo essersi accorto di essere rimasto escluso dagli schemi che hanno portato fortuna e denaro a così tanti colleghi.
Accuse al presidente
Al di là delle ipotesi stravaganti e della sua discutibile personalità, però, Saakashvili lancia un importante segnale di allarme sullo stato di salute del paese. Le sue accuse per la prima volta volano dirette contro il presidente, figura politica che si era spesa in prima persona in favore dell’insediamento dell’ex presidente georgiano e della sua ‘squadra di riformatori’. Dichiarandosi “stanco e arrabbiato” Saakashvili ha usato toni forti per rimarcare che “in Ucraina non è cambiato niente” e che, infondo, c’è poca differenza se a “sputare sulla gente è Poroshenko o Yanukovich”. La vera stoccata arriva però alla fine, quando l’ex governatore dichiara che è stato proprio il presidente il primo freno alle riforme a causa del suo personale sostegno ai “due principali clan criminali” di Odessa, quello del sindaco Gennady Trukhanov e del politico-businessman Igor Urbansky.
Un altro fallimento
La carriera ucraina di Saakashvili ha stentato a decollare sin dall’inizio. Accolto come una figura chiave per riformare l’obsoleto sistema economico-industriale della regione di Odessa, l’ex presidente georgiano si è dovuto scontrare con la crescente diffidenza dell’establishment politico-economico locale e nazionale. Nonostante la sua attività pubblica, pubblicizzata come quella di un grande riformatore, i risultati concreti in un anno e mezzo sono rimasti minimi e parziali, tanto che Saakashvili sarà ricordato più per i numerosi scontri con i membri del governo (celebre quello con il ministro degli Interni) che per le riforme. La sua ‘squadra’ si è disgregata già da tempo con dimissioni a pioggia che si sono susseguite negli ultimi mesi, tanto che anche la sua posizione ha iniziato a traballare vistosamente. Respingendo le accuse, il portavoce dell’amministrazione presidenziale ha sottolineato, infatti, che la posizione di Sakashvili era sotto osservazione già dall’estate e che l’ex presidente georgiano avrebbe “giocato d’anticipo” per uscire di scena conservando un buon capitale politico. Reduce dal fallimento elettorale del suo ‘Movimento Nazionale Unito’ in Georgia, per il quale si era speso direttamente annunciando un suo ritorno in patria, Saakashvili sembra destinato a rimanere sulla scena politica ucraina cercando di rilanciare il ‘Movimento per la pulizia del potere’ fondato in pompa magna diversi mesi fa. Misha non si arrende.