L’esito del voto delle elezioni presidenziali moldave vede in testa Igor Dodon, leader del partito socialista. Con il 99% delle schede scrutinate, Dodon risulta in vantaggio con il 48,7% dei consensi. Non abbastanza per evitare il ballottaggio del prossimo 13 novembre nel quale si sfiderà con Maia Sandu, del partito Azione e Solidarietà, che ha ottenuto il 37,9% dei voti.
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Il vantaggio di Dodon è il risultato degli scandali e della cattiva gestione dello stato da parte dei partiti liberali che hanno governato il paese negli ultimi anni. La coalizione liberale, divisa in tutto, era unita solo dall’intenzione di portare il paese verso l’UE, sganciandolo così dall’influenza di Mosca. L’accordo di Associazione ottenuto con Bruxelles non è però bastato a far uscire il paese dalla crisi economica. Anche il nodo della Transnistria – repubblica separatista a maggioranza russa che, dal 1990, è controllata da Mosca- non è stato affrontato. Lo scandalo noto come “il furto del secolo” – un episodio di corruzione politica che costò un miliardo di dollari di alle casse dello stato – ha convinto molti cittadini dell’inettitudine della coalizione liberale.
Dodon, 41 anni, economista, incarna le virtù dell’uomo nuovo, e promette di risolvere i problemi del paese attraverso un riavvicinamento politico alla Russia, stracciando l’accordo di Associazione con l’UE ed entrando nell’Unione Economica Eurasiatica guidata da Mosca. Un progetto minacciato solo dal desiderio, espresso da molti moldavi nelle proteste degli ultimi mesi, di riunificare il paese con la Romania, di cui è storicamente e culturalmente parte. Per questo Dodon ha dichiarato che “perseguirà per legge chiunque manifesti per la riunificazione con la Romania”. Dichiarazioni che sollevano qualche dubbio sul futuro della libertà di espressione nel paese in caso di una sua vittoria.
Certo, una volta eletto, Dodon dovrà vedersela con il parlamento, ancora dominato dalla coalizione europeista. I recenti scandali hanno tuttavia minato la credibilità dell’istituzione parlamentare, e la debolezza del governo – guidato da Pavel Filip – non sembra poter garantire adeguato bilanciamento di poteri. In caso di vittoria, Igor Dodon potrà facilmente imporsi sul parlamento.
Maia Sandu, la sfidante al prossimo ballottaggio, viene dall’esperienza liberale ma è riuscita a costruirla propria immagine intorno a criteri di freschezza, innovazione e assoluta alterità rispetto al passato. Nella Sandu si concentrano le speranze di coloro che vogliono che il paese resti in orbita europea. La sua vittoria garantirebbe continuità in politica estera e interna, ma la continuità sembra essere ciò che i moldavi non vogliono.