I buchi neri di Sarajevo e altri racconti
di Božidar Stanišić
Prefazione di Paolo Rumiz
Bottega Errante, prima edizione 1993
euro 13
pagine 128
Fa una certa impressione rileggere questo breve lavoro di Stanišić. Rileggere, perché venne pubblicato per la prima volta in Italia nel 1993, quando nel suo paese, la Bosnia, divampava la guerra e la Jugoslavia si era ridotta al simulacro serbo-montenegrino.
Oggi viene rieditato da una piccola casa editrice “di confine”, la Bottega Errante, con la sola aggiunta di un articolo sull’incendio della biblioteca di Sarajevo scritto nel 1992 per il manifesto. Come si diceva, fa una certa – spiacevole – impressione ripercorrere queste righe scritte quasi un quarto di secolo fa. Per almeno due motivi.
Il primo è che la Bosnia da lui tratteggiata sembra pietrificata nel tempo. Certo, non c’è più la guerra, ma non è mai iniziato il dopoguerra. Di solito, storicamente, i dopoguerra sono periodi frizzanti di ricomposizione, di ripartenza, di decollo di una fase nuova e, spesso, migliore dell’anteguerra. Qui invece regnano la politica pletorica ed impotente, una cooperazione internazionale che si autoperpetua (si veda il film Perfect Day), un etno-nazionalismo mai stanco di fruste narrazioni, una emigrazione demograficamente disastrosa. Come scrive Rumiz nella sua prefazione, “Paradossalmente è stata proprio la guerra l’ultimo momento in cui Sarajevo ha espresso la sua secolare vitalità di città-serraglio in bilico fra i mondi.” Qui il dopoguerra è insomma un troppo lungo periodo di dopo-guerra, letteralmente, ma senza alcun arcobaleno di speranza.
Il secondo motivo riguarda l’Europa. Perché forse l’Europa è morta in Bosnia addirittura due volte. La prima quando l’attentato del giugno 1914 a Sarajevo distrusse per sempre l’Europa incosciente della Belle Epoque. La seconda quando gli accordi di Dayton del novembre 1995 affidarono agli Stati Uniti la soluzione del conflitto, come se la Bosnia non fosse qui in Europa, ma in qualche altro lontano continente. Così l’Europa, ancora una volta imbelle, perdette la gestione della pace così come ora sta perdendo la gestione del dopo-Dayton. I buchi neri di Sarajevo diventano così anche i buchi neri dell’Europa.
Rimane la Bosnia: “A Sarajevo, come in tutta la Bosnia, anche quando la guerra sarà finita, per molto tempo non potrà esserci una vita vera.” Così scriveva Stanišić nel 1993. Parole oggi profetiche, purtroppo.