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BASKET: Darussafaka Dogus Istanbul, dall’Orfanotrofio dell’Islam alla conquista d’Europa

Questa sera l’Olimpia Milano affronterà nella seconda giornata di Eurolega il Darüşşafaka Doğuş Istanbul. Una squadra molto ambiziosa che è salita alla ribalta europea solo negli ultimi due anni grazie alla sua forza economica, derivante dal gruppo finanziario Doğuş, al quale la società è legata dal 2013, quando ancora militava nella seconda lega. Sodalizio che le ha permesso, a 3 anni di distanza, di essere tra le 16 elette che partecipano alla “nuova” Eurolega. Il team ha debuttato nella massima competizione europea la scorsa stagione tramite una wild-card,  i maligni dicono per via del contratto di sponsorizzazione che il gruppo Doğuş ha firmato con l’Eurolega stessa.

Il livello di ambizione del Darüşşafaka però è stato compreso da tutti quando il 2 giugno di quest’anno la squadra ha annunciato che il coach per la stagione seguente sarebbe stato David Blatt. L’allenatore israelo-americano, dopo aver vinto l’Eurolega col Maccabi Tel-Aviv nel 2014, era tornato in America e fino al 23 gennaio di quest’anno era stato la guida dei Cleveland Cavaliers che si stavano giocando il titolo NBA. Blatt fu licenziato in maniera controversa, con la squadra che aveva il miglior record della Eastern Conference e che sarebbe andata a vincere l’anello 5 mesi dopo, sotto la guida di Tyronn Lue. Da qui la decisione di tornare in Europa e sposare il progetto della squadra di Istanbul, con un budget di primissimo piano, intorno a 30 milioni di euro.

Ma da dove viene il Darüşşafaka? Non è una delle grandi polisportive di Istanbul come Galatasaray, Fenerbahçe o Beşiktaş e non ha nemmeno una storia sportiva di rilievo come l’Efes-pilsen (ora Anadolu-Efes) o l’Eczacıbaşı (ora attivo solo nel volley). La storia parte da molto lontano e da un ambito non sportivo. La Società per l’Educazione Islamica fu fondata nel 1863 su diretto ordine del Sultano Abdülaziz e nel 1873 cambiò il nome in Darüşşafakat’ül İslamiye (“Orfanotrofio dell’Islam”). Lo scopo della fondazione era quello di supportare l’educazione dei bambini poveri e degli orfani. La società è sempre stata molto considerata nel periodo ottomano, sia da intellettuali che dai Pasha, soprattutto per essere stata la prima organizzazione civile per l’educazione e di fatto la prima scuola pubblica turca. Un ruolo di prim’ordine che non è cambiato con l’avvento della repubblica.

Attualmente l’associazione (che gestisce anche un residence, una casa di riposo e un museo) ospita quasi mille bambini e bambine provenienti da varie provincie del paese e che avranno la possibilità di diplomarsi. In questo senso anche la tradizione sportiva parte da lontano. Dopo il titolo juniores del 1951 il Darüşşafaka vinse il campionato maggiore nel 1960/61 e 1961/62, diventando così nel 1962 la prima squadra turca a partecipare a una coppa europea, la Coppa dei Campioni, dove vennero eliminati ai quarti dai sovietici della Dinamo Tbilisi. I fasti però durarono pochissimo e la squadra sparì dai radar del basket turco fino alla stagione 1992/93, quella del ritorno nella massima serie. Seguirono stagioni abbastanza buone, in molte delle quali la squadra di Istanbul raggiunse i playoff. Il declino però iniziò a metà anni 2000, e nella stagione 2009/2010 la squadre retrocedette, per poi rinascere nel 2013.

Non solo il Darüşşafaka però, è tutto il movimento turco che è sempre più padrone in Europa. Quest’anno a Istanbul si giocheranno le finali di Eurolega e dell’Eurobasket e i club non hanno risentito minimamente del golpe estivo. Il campionato turco è, con quattro squadre partecipanti, quello più presente alla nuova Eurolega. Lo scorso anno il Fenerbahçe si è fermato all’overtime in finale, che sia l’anno buono per una squadra del Bosforo?

Foto: Darüşşafaka Doğuş Basketbol (Facebook)

Chi è Alessandro Camagni

Nato a Cantù nel 1991. Laureato in Scienze Internazionali e Istituzioni Europee all'Università Statale di Milano con una tesi sull'ascesa e il declino del movimento "Solidarnosc" in Polonia. Scrive su "La Provincia di Como", "Il Fatto Quotidiano" e ha collaborato con "Gazzetta TV" .

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