E’ stato un giorno denso di nazionalismo lo scorso 14 ottobre, quando a Kiev si celebrava contemporaneamente il “giorno del difensore dell’Ucraina” (istituito nel 2014) e l’anniversario della creazione dell’Esercito Insurrezionale Ucraino (UPA). Non poteva esserci data migliore per ufficializzare un nuovo soggetto politico di estrema destra, il partito del famoso gruppo paramilitare Azov.
I legami con il governo
La creazione del nuovo partito neo-nazista non rappresenta, però, un fulmine a ciel sereno. Il leader della formazione politica che si chiamerà ‘Reparto Nazionale’ sarà Andriy Biletsky (detto il Duca Bianco), comandante di Azov e membro del parlamento dal 2014. Lui e altri membri del battaglione possono contare su importanti rapporti con l’attuale Ministro degli Interni Arsen Avakov, allacciati durante la loro militanza nel movimento nazionalista e antisemita ‘Patriot Ukraini’ quando Avakov era un’importante personalità politica di Kharkiv. Secondo Anton Shekhovtsov (esperto di estrema destra in est Europa) proprio questi legami hanno favorito l’attuale ascesa politica, il supporto finanziario al battaglione e carta bianca in guerra. E mentre il nuovo partito si pone in contrapposizione al governo e parla di introdurre la pena di morte, l’opaca relazione clientelare tra alcuni organi statali e i movimenti neo-nazisti rischia di gettare l’ombra sul già difficoltoso consolidamento democratico del paese.
Azov e la guerra nel Donbass
Il battaglione Azov è nato nel maggio del 2014 all’inizio delle operazioni belliche nel Donbass. Formato da nazionalisti radicali, molti dei quali usciti di prigione grazie all’amnistia generale dopo la fuga di Yanukovich, il battaglione è stato completato da volontari, tra cui svariati stranieri e alcuni italiani. Azov si è contraddistinto subito nel conflitto nell’est del paese grazie alla risonanza mediatica provocata dalla simbologia di ispirazione nazista (il suo stemma è la runa Wolfsangel), ma anche dall’azione sul campo. In molti considerano la loro riconquista violenta di Mariupol il 9 maggio 2014 (vedi qui) come simbolo dell’inizio della guerra vera e propria.
I membri di Azov non hanno mai nascosto il proprio credo politico, anche se hanno sempre sottolineato che il battaglione fosse in verità molto più eterogeno rispetto alla visione della sua leadership. In una raccolta di scritti Andriy Biletsky parla della propria missione in chiave storica come della costruzione di “una nuova nazione ucraina” attraverso un percorso “anticapitalistico volto ad eradicare il prodotto della speculazione internazional-sionista”. Più in generale, si parla di una crociata “per la sopravvivenza delle razze bianche del mondo”.
Accuse e finanziamento
La nascita del battaglione, come quella di molti altri gruppi armati formati in Ucraina, è strettamente legata ai nomi dei maggiori oligarchi e politici. Oltre al sostegno finanziario del Ministero degli Interni, sotto il cui comando agisce il battaglione, Kolomoisky, Taruta e il leader del ‘Partito Radicale’ Oleh Lyashko sarebbero, infatti, i principali sostenitori di Azov. Ma le accuse nei confronti del battaglione non riguardano solo i suoi legami con gli oligarchi. Ben più preoccupanti appaiono i report dell’OSCE e dell’OHCHR. Gli uomini di Biletsky si sarebbero macchiati di numerose violazioni nei confronti dei civili del Donbass. Si parla di tortura, sequestro e violenza sessuale. Nonostante le timide pressioni dei governi europei, nessuna indagine degna di nota è stata condotta contro la loro attività.
Il nuovo partito prenderà il posto di Praviy Sektor all’estrema destra dello spettro politico nazionale, ma a differenza di quest’ultimo, potrà contare su un tacito sostegno di alcuni membri influenti del governo.