Tra il Napoli e l’anticipata qualificazione agli ottavi di Champions League si frappone l’ostacolo rappresentato dal Beşiktaş, campione di Turchia nella stagione 2015/16 dopo sette anni dall’ultima vittoria nel torneo turco. Le due sfide si disputeranno in casa dei partenopei mercoledì 19 ottobre e a Istanbul il 1 novembre. Nel girone il Napoli è primo con 6 punti, mentre al secondo posto, con quattro punti di distacco, si trovano proprio i bianconeri del Beşiktaş, nelle cui file milita – insieme alle altre “stelle” Adriano, Caner Erkin, Ricardo Quaresma e Vincent Aboubakar – anche l’ex-Napoli Gökhan Inler.
Tutt’altro che agevole sarà la trasferta napoletana in terra turca. Non soltanto per gli ultrà partenopei ma anche per la squadra azzurra, che non dovrà farsi condizionare dalla calda atmosfera della Vodafone Arena, il nuovo stadio del Beşiktaş inaugurato nell’aprile 2016.
L’impianto sorge nel medesimo luogo dello storico stadio İnönü, progettato a inizio ’900 dall’architetto italiano Paolo Vietti Violi e inaugurato nel 1947: del vecchio impianto è stata conservata solo la tribuna Eski Açık, tutelata quale patrimonio artistico. La suggestiva posizione, a poche centinaia di metri dalle acque del Bosforo e dal Palazzo Dolmabahçe, che fu centro amministrativo dell’Impero Ottomano nella seconda metà dell’800 e poi dimora e luogo di morte di Atatürk nel 1938, non era l’unica peculiarità del vecchio stadio İnönü. Quest’ultimo era infatti noto anche per la rumorosità del tifo, comprovata dal primato di decibel misurati in uno stadio in occasione della sfida contro il Liverpool nel 2007.
Nel nuovo stadio, di oltre 41 mila posti coperti, il calore del pubblico sembra rimasto inalterato. Eppure i problemi non sono mancati: l’inaugurazione è avvenuta alla presenza di Erdoğan e di pochi tifosi VIP, anche per il timore di contestazioni al presidente turco. Così, il giorno successivo, a margine dell’esordio del Beşiktaş nel nuovo impianto contro il Bursaspor, nelle strade adiacenti lo stadio si sono verificati violenti scontri tra polizia e ultrà locali, esacerbati negli animi per l’esclusione subita.
Tali contrasti si inseriscono nella risalente contrapposizione tra il potere politico e gli ultrà del Beşiktaş, il cui gruppo principale – il Çarşı (in turco “bazar, mercato”)– si caratterizza per l’ispirazione anarchica, l’impegno sociale e l’ostilità al potere costituito, sebbene sia improprio semplificare oltremodo la loro appartenenza ideologica. È in ogni caso un dato di fatto, raccontato anche nel documentario Istanbul united, la diffusa partecipazione del Çarşı alle proteste di Gezi Park del luglio 2013, che valse a 35 membri del gruppo l’accusa di tentata eversione e di associazione a delinquere, con richieste di pena sino all’ergastolo. Nel dicembre 2015 il tribunale di Istanbul ha però assolto i membri del Çarşı da tali imputazioni.
La situazione dell’ordine pubblico nel calcio turco resta parzialmente irrisolta, come dimostra l’assalto in autostrada di alcuni ultrà del Galatasaray a un pullman di tifosi del Beşiktaş in occasione dell’ultima supercoppa estiva. Allo stesso tempo si avvertono alcuni miglioramenti, nonostante la disaffezione generalizzata indotta anche dalla Passolig (la versione turca della “tessera del tifoso”): nella nuova Vodafone Arena si è finalmente giocato, a fine settembre, un derby di Istanbul – proprio Beşiktaş-Galatasaray – con la presenza dei tifosi ospiti, giunti a piedi in un corteo scortato dalla polizia. La rimonta dei padroni di casa, da 0-2 a 2-2, ha corroborato le speranze del Beşiktaş di riconferma in campionato (il Beşiktaş è primo a pari punti con Galatasaray e Başakşehir FK), cui potrebbe accompagnarsi anche il prosieguo dell’avventura in Champions League. Napoli permettendo.