Il Montenegro ha aperto i propri canali commerciali di armi con i Paesi del Golfo ad agosto del 2015, è entrato quindi nella competizione del commercio da 1,2 miliardi di euro stringendo particolari accordi con l’Arabia Saudita, il maggior acquirente dai Paesi dell’Europa centro orientale.
Peter Wezman dell’Istituto di ricerca sulla pace di Stoccolma ha affermato a a tal proposito che l’Arabia Saudita non rifornisce il proprio esercito di munizioni e armi risalenti alla produzione d’epoca socialista, e che vien da sé che tali armi abbiano una destinazione diversa dal regno della penisola arabica.
Il presidente dell’MDI (Industria della difesa del Montenegro, completamente statale), Zoran Damjanovic ha asserito che il commercio è regolarissimo e non presenta problemi di legalità. Ai microfoni di BIRN, alla domanda se fosse preoccupato di dove potessero finire le armi esportate, ha risposto che ciò che succede dopo la vendita certificata non è affare dell’MDI, e che inoltre gli utilizzi finali erano convalidati dalle vendite stesse e dagli accordi diplomatici.
La privatizzazione dell’MDI però ha creato alcune pregiudiziali: essa è stata venduta all’israeliana ATL Atlantic Technology e alla serba CPR Impex. Entrambi gli amministratori, Serge Muller e Petar Crnogorac sono stati condannati rispettivamente per traffico di armi e diamanti e abuso d’ufficio per commercio di munizioni.
Il governo montenegrino si trova in una delicata situazione perché il commercio di armi è utile sia a livello occupazionale sia nella bilancia dei pagamenti, e difatti viene difeso a spada tratta, ma dall’altro lato si ritrova costretto a fare qualcosa di pratico per controllare meglio la destinazione reale delle proprie merci.
Il governo di Podgorica è corso ai ripari il 6 giugno promulgando una legge che stringesse i controlli sull’intera filiera di vendita delle armi. A tal proposito il ministero degli Esteri del Montenegro ha detto che qualora in futuro risultasse evidente che l’Arabia Saudita alimenta commercio di armi verso le fazioni in Siria colpevoli di gravi violazioni dei diritti umani, provvederà a interrompere il mercato in uscita. Da un lato il Montenegro vende armi e munizioni che per motivi militari sono inutili all’esercito del piccolo Paese balcanico ricavandone ingenti profitti, dall’altro le pressioni internazionali, anche di fronte ad alcuni scandali come quello che ha investito la privatizzazione dell’MDI, hanno reso necessario che i controlli fossero sempre più stretti, quantomeno nelle dichiarazioni d’intenti.
Fonte: BIRN