Per andare “oltre” la guerra bisogna capirla. Lo sanno i tedeschi, che hanno compiuto decenni di autoanalisi dopo gli orrori nazisti. Lo sanno gli italiani, che invece non si sono mai confrontati seriamente col passato fascista. Lo sanno, probabilmente, anche le popolazioni dei Balcani, che stanno ricostruendo le loro società sulle macerie degli anni ‘90. Le guerre jugoslave (Einaudi, 2001), saggio dello storico Joze Pirjevec (nato a Trieste nel 1940), ci porta nel cuore dei conflitti che hanno colpito Croazia, Serbia, Bosnia-Erzegovina e Kosovo: un’opera preziosa per comprendere quali ferite hanno subito questi Stati e quali sono i fantasmi con cui ancora oggi devono fare i conti.
Dalle manovre politiche ai campi di battaglia, dai contrasti sociali alle diversità religiose, non c’è aspetto che venga trascurato dall’autore, abile nell’intrecciare gli scenari internazionali con le realtà locali. La lenta macchina burocratica delle Nazioni Unite e le miserie dei campi di concentramento attivi in ex Jugoslavia ci vengono descritte con la stessa dovizia dei particolari, nella consapevolezza che quanto è accaduto è stata la somma di fratture interne e pressioni esterne all’area balcanica. La ricchezza della bibliografia, che comprende testate giornalistiche slave, saggi di analisti anglosassoni, materiale raccolto negli archivi di tutta Europa, è la base di un metodo storiografico intelligente, che ricompone il mosaico degli eventi servendosi di moltissime fonti diverse e complementari. E’ anche grazie a questa eterogeneità che l’opera ha un certo ritmo: la varietà di voci e storie rende scorrevoli le oltre 700 pagine del libro, specie se l’argomento è già di per sé appassionante per chi legge. Dai primi sussulti in Slovenia nel 1991, ai bombardamenti Nato su Belgrado nel 1999, sono tante le verità che si scoprono nel corso della lettura, un viaggio appassionante in un periodo cruciale per la storia e il presente degli Stati nati dalla disgregazione della Jugoslavia.
Nato a Trieste 69 anni fa, Pirjevec insegna Storia dei Paesi slavi nell’università del capoluogo friulano. Di famiglia slovena, ha compiuto molti studi sui Paesi dell’Est Europa, in particolare su quelli balcanici. In Le guerre jugoslave, pur adottando un approccio rigorosamente storiografico, il professore è tutt’altro che “obiettivo”: dal testo traspare la sua visione degli eventi, ma non si tratta di partigianeria. Le sue opinioni non sono il frutto di una preferenza per l’una o l’altra fazione, ma di un’osservazione lucida della realtà. Pirjevec non distorce i fatti per adattarli al proprio pensiero, ma elabora un pensiero a partire dai fatti che descrive: da vero storico, non si nasconde dietro una comoda neutralità, ma cerca di dare un’interpretazione degli avvenimenti, una chiave di lettura che aiuti a comprendere ciò che è successo. Un atteggiamento intellettuale che è la prima qualità di un libro importante per elaborare costruttivamente il lutto delle guerre balcaniche degli anni ’90.