Mentre in Polonia scoppiava la cosiddetta “protesta in nero”, contro una riforma atta a criminalizzare e vietare totalmente l’aborto, il patriarca Kirill firmava un nuovo appello a favore di una simile riforma in terra russa. L’iniziativa è partita dai movimenti Za žizn’ (Per la vita) e Pravoslavnye dobrovol’cy (Volontari ortodossi). Il capo della Chiesa ortodossa non ha potuto che sostenere la petizione, sottolineando come questa non miri alla totale abolizione dell’aborto, ma bensì alla rimozione della pratica dal sistema di assicurazione sanitaria obbligatoria.
Tuttavia, il responsabile dei rapporti della Chiesa con la stampa, Vladimir Legojda, avrebbe sottolineato come questo possa essere “il primo passo verso un divieto totale dell’aborto”. La discussione che ne è derivata sembra cavalcare l’onda conservatrice proveniente dalla Polonia, ma l’argomento è già stato affrontato più volte in passato. Sostenitrice di questa potenziale riforma è Elena Mizulina, parlamentare celebre per aver redatto leggi controverse, come la “legge contro la propaganda omosessuale”. Mizulina, a capo del comitato parlamentare per la famiglia, le donne e i bambini, ha sottolineato come l’aborto rappresenti un problema economico – poiché l’aborto gratuito costa al budget federale circa 5 miliardi di rubli all’anno – ma anche sociale, indicando il basso livello di moralità della società.
L’agenda conservatrice russa
“Moralità” sembra essere la parola chiave in questa discussione: non è infatti una novità che il paese stia attraversando una fase estremamente conservatrice e che, specialmente durante gli ultimi anni, siano state emanate leggi atte a preservare valori considerati fondamentali. L’attacco alla libertà di espressione della comunità LGBT, ad esempio, è stato giustificato con un presunto bisogno di salvaguardare i bambini da tendenze ritenute immorali. Forse per lo stesso motivo, l’educazione sessuale in Russia rimane ancora poco praticata e vista con sospetto. Un esempio di questa tendenza è rappresentato dalle parole dall’ex difensore civico per l’infanzia Astachov, il quale sosteneva che i bambini potessero apprendere dalla letteratura russa tutto il necessario sull’amore e sulla sessualità.
Inoltre, i dati sulla diffusione dell’HIV mostrano come la popolazione affetta dal virus sia in costante crescita e come la fascia interessata non sia più solo quella dei tossicodipendenti; colpevoli potrebbero essere proprio queste politiche conservatrici e tradizionaliste, ha sostenuto più volte Vadim Pokrovskij, a capo del centro federale per la lotta contro l’AIDS. La mancanza di informazione sulle malattie sessualmente trasmissibili e sui metodi anticoncezionali, che potrebbe essere sopperita da un’adeguata educazione sessuale nelle scuole, causa sia un elevato numero di gravidanze indesiderate, sia un costante aumento di sieropositivi.
Cosa succederebbe?
Nel caso di una riforma contro l’aborto, anche il governo russo dovrebbe fare attenzione alla reazione dei suoi cittadini. Se, infatti, la maggior parte dei cittadini concorda con la visione del governo per quanto riguarda l’omosessualità, una legge contro l’aborto potrebbe causare un diffuso malcontento: infatti, secondo i dati presentati un anno fa dal centro Levada, la maggior parte dei russi sostiene il diritto alla libera scelta, mentre solo un quinto degli intervistati pensa che dovrebbe essere l’autorità a prendere misure contro le interruzioni di gravidanza.
Solo il tempo dirà se il governo russo, che da anni collabora strettamente con la Chiesa ortodossa, seguirà la scia polacca e proporrà una legge per l’abolizione dell’aborto. A quel punto, la reazione delle donne russe sarebbe tutta da vedere.
FOTO: Sergej Pjatakov, RIA Novosti