Le elezioni parlamentari dello scorso 8 ottobre in Georgia hanno confermato il Sogno Georgiano alla guida del paese, conferendo un secondo mandato al primo ministro uscente Giorgi Kvirikashvili, in carica dal dicembre 2015. Sconfitta netta per il Movimento Nazionale Unito di Davit Bakradze, delfino dell’ex presidente Mikheil Saakashvili, che puntava a tornare al governo dopo quattro anni all’opposizione.
Il sistema elettorale misto adottato nel paese caucasico impone però di aspettare i ballottaggi, da svolgere entro il 2 novembre, per conoscere la definitiva composizione del nuovo parlamento. Al momento il Sogno Georgiano ha guadagnato 67 seggi sui 150 disponibili (44 attraverso il sistema proporzionale e 23 attraverso quello maggioritario), mentre il Movimento Nazionale Unito si è fermato a 27, tutti attraverso il sistema proporzionale.
Sogno Georgiano con più vantaggio ma meno voti
Il partito fondato da Bizdina Ivanishvili ha confermato di essere rimasto la prima forza politica del paese, prevalendo sul Movimento Nazionale Unito in quasi tutti i distretti elettorali, fatta eccezione per Zugdidi e Marneuli. La grande abilità del Sogno Georgiano, dato favorito da quasi tutti i sondaggi rispetto all’UNM, seppure con una vantaggio sempre più risicato nel tempo, è stata quella di portare dalla propria parte la maggioranza degli elettori indecisi, che fino agli ultimi mesi precedenti al voto rappresentavano circa il 60% dell’elettorato.
Nonostante la netta affermazione, il Sogno Georgiano ha però confermato il trend negativo provocato dalla crisi interna degli ultimi due anni, perdendo il 6% dei consensi rispetto al 2012, quando vinse con il 54,97% delle preferenze. Peggio ha però fatto il Movimento Nazionale Unito, che rispetto a quattro anni fa ha perso a sua volta il 13% dei consensi, pagando la lontananza dalle scene di Saakashvili e una campagna elettorale apparsa inefficace.
I voti persi dalle due principali forze politiche del paese sono stati assegnati a partiti terzi, che complessivamente hanno ottenuto il 24,22% delle preferenze, contro il misero 4,69% di quattro anni fa. Ma la principale causa della perdita di consensi da parte di Sogno Georgiano e UNM non è da imputare tanto all’emergere di nuovi movimenti, quanto alla crescente disillusione dei georgiani nei confronti della politica, confermata dall’affluenza alle urne registrata il giorno del voto (51,3%), la più bassa di sempre per il paese caucasico.
I filorussi entrano in parlamento
Nei mesi che hanno preceduto il voto si è discusso molto riguardo a chi potesse essere l’outsider di queste elezioni, quella terza forza in grado di poter insidiare i due partiti principali favoriti per la vittoria finale. Il il ruolo di terzo incomodo sembrava dover spettare al Partito dei Democratici Liberi dell’ex ministro della Difesa Irakli Alasania, che fino a un anno fa veniva dato da alcuni sondaggi addirittura in testa alle preferenze dei georgiani con il 33% dei consensi; il quale però non è riuscito nemmeno a superare la soglia necessaria a entrare in parlamento. Stesso discorso per il Movimento Democratico della politica di lungo corso Nino Burjanadze, per la coalizione Stato alle Persone guidata dal cantante lirico Paata Burchuladze e per il Partito Laburista di Shalva Natelashvili.
L’unica forza politica minore capace di superare la fatidica soglia del 5% è stata la coalizione Alleanza dei Patrioti guidata da Irma Inashvili, la quale è riuscita a raggiungere in extremis il 5,01% delle preferenze, dopo che nella notte tra il 9 e il 10 ottobre, quando era stato scrutinato oltre il 99% dei voti, si trovava ancora ferma al 4,99%. Alleanza dei Patrioti è un movimento populista attestato – al contrario di Sogno Georgiano e UNM – su posizioni filorusse ed euroscettiche, destinato a rappresentare un’eccezione all’interno del nuovo parlamento georgiano, che sarà dominato ancora una volta dai sostenitori dell’integrazione euro-atlantica.
Ma l’entrata della coalizione di Irma Inashvili in parlamento (dove sarà rappresentata da soli 6 membri), non è tanto un successo della propaganda di Mosca, quanto l’espressione di quella (piccola) parte di popolazione che in Georgia ha sempre visto con diffidenza il processo di “occidentalizzazione” promosso da Saakashvili prima e dal Sogno Georgiano poi, considerando invece la Russia come un alleato naturale o comunque come il minore dei mali, nonostante la guerra e le tensioni degli ultimi anni.
Foto: Reuters