CIPRO: Onu e Stati Uniti spingono per la riunificazione di Cipro

CIPRO: Onu e Stati Uniti spingono per la riunificazione

Anche dall’Onu arrivano segnali incoraggianti per la strada che porta alla riunificazione di Cipro. Domenica 25 settembre il presidente della Repubblica di Cipro, Nikos Anastasiades, e quello della Repubblica Turca di Cipro del Nord (riconosciuta solo dalla Turchia), Mustafa Akincisi sono incontrati con il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, per discutere sulle prospettive di riunificazione dell’isola.

A che punto è la riunificazione di Cipro

Dall’incontro di New York sono arrivate le risposte che Turchia e Cipro si aspettavano. Ban Ki-moon ha dichiarato di apprezzare l’impegno dei leader delle due comunità, promettendo di sostenerli nella strada che entro la fine dell’anno dovrebbe portare al raggiungimento dell’accordo per la riunificazione, e successivamente al referendum da sottoporre ai cittadini. Ma il solo fatto di aver portato la questione di fronte a un tavolo internazionale è di per sé una notizia che segna un punto di non ritorno. La mediazione esterna sembra ormai indispensabile.

L’isola vive una frattura profonda dal 1974, anno dell’occupazione militare turca nella parte settentrionale di Cipro in seguito al tentato colpo di stato greco-cipriota. Dopo 42 anni i negoziati dovrebbero portare alla formazione di una federazione bicomunale e bizonale, con due Stati costituenti, ma con una singola soggettività internazionale e una singola cittadinanza. Il tentato golpe in Turchia del luglio 2016 ha accelerato ulteriormente il processo di riunificazione, che passa comunque attraverso la risoluzione di alcuni punti fondamentali.

Tuttavia, arrivare a un accordo in tempi relativamente brevi sarebbe nell’interesse di entrambe le comunità. Anastasiades cerca un risultato in vista delle elezioni presidenziali previste a Cipro nel 2018, e la Turchia vorrebbe chiudere una questione che toglie ad Ankara molte energie sotto l’aspetto economico e diplomatico. Il superamento della questione cipriota potrebbe almeno in parte ricucire i rapporti sempre più tesi con l’Occidente dopo le epurazioni post-golpe e il caso dell’estradizione di Fethullah Gülen.

Le priorità degli Usa

In realtà le affinità con l’Occidente, e con gli Usa in particolare, sono molto più marcate di quello che sembra, almeno sotto il profilo della politica energetica. Un aspetto che tocca molto da vicino anche il destino di Cipro.

Nel 2014 il vicepresidente americano, Joe Biden, incoraggiò i ciprioti a sviluppare le proprie risorse energetiche. “A trarne beneficio sarebbe l’intero Mediterraneo Orientale – aveva detto – Cipro ha il potenziale per portare nuove forniture verso l’Europa e allo stesso tempo aumentare la propria sicurezza energetica”.

Biden ha ribadito gli stessi concetti ad agosto, durante la sua ultima visita ad Ankara, ed è anche comprensibile che l’argomento stia particolarmente a cuore agli Stati Uniti. Le maggiori riserve di gas del Mediterraneo si trovano nella Zona Economica Esclusiva di Cipro, dove la compagnia energetica americana Noble Energy ha avviato nel 2011 un’intensa attività di estrazione nei giacimenti di Tamar (il più grande, contenente circa 10 trilioni di piedi cubici di riserve), Leviathan e Afrodite.

Predisporre una zona di sicurezza in quell’area per il passaggio delle proprie navi, ma anche di quelle israeliane ed egiziane, resta una priorità assoluta per gli Stati Uniti. La riunificazione di Cipro contribuirebbe non poco alla stabilità del Mediterraneo orientale. Questi giacimenti hanno un valore strategico fondamentale e un’ulteriore conferma è arrivata con l’accordo firmato dal ministro dell’Energia cipriota, Yiorgios Lakkotrypis, e il ministro del Petrolio egiziano, Tarek El Molla, per fornire all’Egitto il gas estratto da Afrodite attraverso una condotta sottomarina.

Chi è Lorenzo Lazzerini

Classe 1988, giornalista pubblicista, laureato in Scienze Politiche e Internazionali all'Università di Pisa con una tesi sul progressivo allontanamento della Turchia dall'area europea. Ha frequentato il Master in Giornalismo Internazionale presso l'Institute for Global Studies di Roma e il Master in Giornalismo dell'Università Iulm di Milano. Lavora presso la cooperativa giornalistica Primo Piano e collabora con East Journal dal luglio 2016.

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