Da sabato 8 ottobre il principale quotidiano di opposizione ungherese, Népszabadság, non è più in stampa, e anche il suo sito online nol.hu è stato chiuso. L’annuncio, a sorpresa, è venuto dalla proprietà, il gruppo Mediaworks, che l’ha giustificato con ragioni di sostenibilità finanziaria. Ma la subitanea chiusura di una delle ultime voci non allineate ha sollevato più di una perplessità sullo stato della libertà di stampa nell’Ungheria del premier Viktor Orban, neanche una settimana dopo il controverso referendum sulle quote di rifugiati. L’ultima edizione del giornale includeva indagini sulla corruzione di alti ufficiali di Fidesz, inclusi il governatore della Banca centrale e il portavoce di Orban.
Il partito socialista all’opposizione, che fino al 2015 aveva una quota minoritaria nella proprietà del giornale, ha denunciato un “giorno nero per la stampa” e ha indetto una manifestazione davanti alla sede del giornale per sabato pomeriggio.
Un responsabile della redazione del giornale, sotto anonimato, ha indicato all’agenzia AFP che ai giornalisti è stato impedito di entrare in redazione ed è stata poi loro recapitata una lettera che informava della sospensione delle pubblicazioni del quotidiano. “Siamo sotto choc. Certo che diranno che è stata una decisione finanziaria, ma non è vero. E’ un grave colpo al giornalismo investigativo e alla libertà di stampa in Ungheria. Népszabadság è il principale quotidiano della stampa di qualità che tenta di difendere le libertà fondamentali, la democrazia, la libera espressione e la tolleranza”. Sulla pagina facebook del giornale hanno fatto a tempo a pubblicare la seguente dichiarazione:
“Cari lettori! I giornalisti di Népszabadság hanno saputo allo stesso momento di voi che il giornale viene chiuso con effetto immediato. Il nostro primo pensiero è che questo è un putsch. Torneremo a breve.”
Népszabadság (“La libertà del popolo”) è un quotidiano storico, dal 1956 organo del Partito socialista operaio ungherese al potere, ed erede di Szabad Nép fondato nel 1942 durante la guerra. Privatizzato negli anni ’90, i suoi azionisti di maggioranza sono stati prima il gruppo tedesco Bertelsmann AG e quindi gli svizzeri di Ringier. Mediaworks, gruppo editoriale privato austriaco, ha acquistato Népszabadság ed altri titoli ungheresi nel 2014. La proprietà giustifica la decisione drastica con la necessità di arrestare il calo dei lettori (Népszabadság è passato da 300.000 copie nel 1994 a 100.000 nel 2009 a 46.000 nel 2013) e le conseguenti perdite, quantificate in 16,4 milioni di euro negli ultimi 10 anni.
Ma chi vede nella decisione una motivazione politica – e una mossa à la Erdogan – ricorda come larghi settori dei mezzi d’informazione privati siano stati raccattati negli anni scorsi da magnati vicini al governo. Come nota Thomas Escritt, giornalista di Reuters, “c’è una lunga tradizione in Ungheria di quotidiani seri che chiudono per riemergere come tabloid dell’ultradestra. Magyar Nemzet, Magyar Hirlap. Adesso anche Népszabadság?”
Come riporta Budapest Beacon, la società editrice di Népszabadság, Mediaworks Hungary Zrt. è di proprietà di Vienna Capital Partners, a sua volta di Heinrich Pecina, socio del magnate ungherese delle banche e dei media Zoltán Spéder. Alcuni mesi fa Spéder aveva subito un’investigazione, inclusa la perquisizione di casa propria – secondo i critici una maniera di convincerlo a vendere i propri mezzi d’informazione a società indirettamente controllate dal governo.
La decisione di sospendere la pubblicazione di Népszabadság, ricorda sempre Budapest Beacon, viene dopo una serie di rivelazioni sulla vita privata del governatore della banca centrale György Matolcsy, nominato da Orbán nonostante le obiezioni di opposizione ed esperti del settore. Il giornale aveva rivelato come Matolcsy avesse avuto in uso un appartamento di lusso nei pressi del parlamento ungherese, di proprietà dell’AD di UniCredit Hungary e presidente dell’Associazione bancaria ungherese, Mihaly Patai. La banca centrale ha il compito di supervisionare il settore bancario, inclusa UniCredit come principale banca commerciale ungherese, e il benefit concetto da Patai a Matolcsy porrebbe quest’ultimo in evidente conflitto di interessi.
L’ultima edizione di Népszabadság titolava sulla “destra di lusso”, riferendosi alla vicenda del ministro-portavoce Antal Rogán e dei suoi viaggi con la famiglia in elicottero e auto blu nella campagna magiara. Altri articoli si occupavano della lunga relazione tra Matolcsy e Zita Vajda, che lo aveva seguito dal Ministero dell’economia alla Banca centrale nel 2013, e denunciavano i piani del governo di svendere altri beni pubblici ad oligarchi e magnati vicini al partito Fidesz.