Dal 14 al 18 settembre si è tenuto a Pordenone il festival letterario “Pordenonelegge”. Come ogni anno tra gli autori stranieri invitati hanno presenziato personaggi importanti, rappresentanti di realtà legate all’attualità politica, sociale ed economica mondiale. Per East Journal abbiamo incontrato Vitalij Šentalinskij, che dalla Lubjanka – la famigerata sede moscovita dei servizi segreti – ha fatto riemergere autori censurati da settant’anni di regime sovietico come Bulgakov.
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Nel 1988 Vitalij Šentalinskij, esploratore artico, si convince che ormai i tempi siano maturi per proporre una Commissione ufficiale per il recupero e l’apertura di tutti i fascicoli top secret che la Lubjanka, la tristemente nota sede dei servizi segreti sovietici, aveva raccolto in settant’anni di regime. Con lui si schierano diversi letterati e intellettuali dell’epoca come Bulat Okudžava e Viktor Astaf’ev. Per un anno lottano per il riconoscimento della Commissione e finalmente nel 1989 riescono a mettere mano all’enciclopedia intellettuale misconosciuta di un secolo. Entrando, ricorda Šentalinskij, si permisero anche di fare dell’ironia: “Lei è il primo scrittore che entra qui volontariamente”. Da questo lavoro riemergono tra gli altri Babel’, Mandel’štam, Gor’kij ed anche Bulgakov, ispiratore contestualmente del libro Il maestro svelato, che Luciana Vagge Saccorotti propone al festival Pordenonelegge.
>Šentalinskij con questo lavoro intendeva riportare la memoria al popolo russo: “senza memoria non c’è coscienza e senza coscienza non c’è umanità”. In Russia è mancata una vera “Norimberga”, bene e male non sono stati distinti e si è creata una generazione dalla memoria obliata o deformata. Non deve pertanto stupire, ha affermato, che ad oggi persista ad esempio addirittura il culto di Stalin, “l’incubo russo”. Anzi, ha aggiunto, “fintanto che paura e sottomissione si perpetueranno esso non si estinguerà”.
La letteratura in Russia è da sempre la seconda forza del paese, gli scrittori sono le vere guide per la gente, mentre i governi che si alternano vengono visti più come lontana fonte di amministrazione. Per questo recuperare in particolare gli autori sepolti dal regime sovietico vuol dire riaprire lo scrigno della memoria, ampolla miracolosa per la grande malattia del secolo per la Russia: l’“amnesia storica”.