Viktor Orbán votò a favore delle quote per la ripartizione dei rifugiati tra i paesi membri durante la votazione ufficiale tenutasi lo scorso febbraio a Bruxelles. Questo è quanto emerge da una lettera ufficiale del presidente del consiglio europeo, Donald Tusk. Se questo fosse vero, Viktor Orbán avrebbe mentito ai suoi cittadini e il referendum sulle quote, tenutosi lo scorso 2 ottobre, non sarebbe altro che un’enorme presa in giro. La lettera è stata inviata da Tusk alla segreteria della Coalizione Democratica (DK), partito di opposizione ungherese, ed è stata resa nota dal portavoce del partito, Zsolt Gréczy, durante una trasmissione televisiva.
La figura di Orbán , quale fiero oppositore dell’UE, ne esce compromessa. Orbán si sarebbe adeguato alla linea proposta, votando a favore delle quote, e promuovendo poi un referendum contro la sua stessa decisione.
Orbán avrebbe avuto ben sei occasioni per porre il veto in merito al sistema di quote per la ripartizione dei rifugiati, ma non l’ha fatto mai. Non l’ha fatto al meeting del 25 giugno 2015, né a quello del 15 ottobre dello stesso anno. Non l’ha fatto all’incontro del 18 febbraio scorso, non lo ha fatto al summit del 17 marzo, né a quello del 28 giugno, approvando infine il documento conclusivo redatto dal Consiglio europeo, che porta anche la sua firma.
Alla luce di quanto emerso dalla lettera di Tusk, della quale si è in attesa di conferma da parte dello stesso presidente del consiglio europeo, si può ritenere che Orbán non sia mai stato interessato alla questione dei migranti, ma che volesse semplicemente usare il referendum per affermare la propria leadership all’interno del paese, spaccando l’opposizione, e ponendosi quale leader europeo “anti-sistema”. E in questo aveva avuto successo, malgrado il referendum non avesse raggiunto il quorum. Oggi però Orbán rischia di perdere molto.
L’opportunismo politico non è una novità a questo mondo, ma la palese menzogna è sempre costata cara. I cittadini ungheresi perdoneranno al loro amato leader anche questo?