Dal 14 al 18 settembre si è tenuto a Pordenone il festival letterario Pordenonelegge. Come ogni anno tra gli autori stranieri invitati hanno presenziato personaggi importanti, rappresentanti di realtà legate all’attualità politica, sociale ed economica mondiale. Per East Journal abbiamo incontrato l’ucraino Serhij Žadan, che al festival ha presentato il suo libro “La strada del Donbass”.
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La strada del Donbass è il romanzo che lo scrittore e musicista (del gruppo “Sobaki v kosmose”, I cani nello spazio) ha proposto al festival. Per Žadan l’Ucraina orientale, quella che oggi è in mano separatiste e dove continua la guerra, è una “piccola patria” (dove però ora non può recarsi in quanto inserito nella “lista nera”). Quando scriveva questo libro, nel 2010, non aveva ancora il presentimento di un futuro conflitto. Eppure, quando si recò a presentare il romanzo a Doneck, si rese conto di non essere bene accetto e con il sostegno di studenti e giovani riuscì ad organizzare una piccola presentazione solo in un night club. A Lugansk fece lo stesso sotto il monumento di un rivoluzionario.
Un sequel del romanzo dedicato agli avvenimenti seguiti alla guerra non è riuscito a comporlo; tuttavia, recentemente si è recato a Starobil’s’k, vicino al fronte con i separatisti, a valutare i luoghi per il set del film che sarà basato sul libro, e proprio in questa occasione ha trovato una metafora, ha raccontato, per spiegare quello che succede ora tra Ucraina e separatisti: per il film sarebbero serviti alcuni vagoni di un treno, ma gli venne detto che solo due vagoni si trovavano in territorio ucraino, mentre gli altri erano rimasti al di là del confine; e così vede Žadan la situazione, ovvero oggi mancano i vagoni e ciononostante bisogna girare il film.
L’Ucraina nata 25 anni fa è vissuta con molti scheletri nell’armadio, ha affermato, che prima o poi sarebbero spuntati fuori. Non ha avuto una politica estera, né culturale, né tanto meno, come ha dimostrato il conflitto, un esercito preparato. Il suo problema è il cronico attendere l’aiuto esterno, che ora l’Europa non è in grado di darle: i politici europei, ha detto lo scrittore, capiscono bene la situazione e sanno come Mosca abbia violato ogni norma internazionale, eppure per mantenere rapporti con un tale partner stentano a intervenire. Il futuro per l’Ucraina per Žadan passa prima di tutto per la restaurazione dei legittimi confini ucraini.