Domenica 18 settembre la Russia ha eletto i 450 deputati della nuova Duma, la cui legislatura – la settima – durerà fino al 2021. Le urne sono state chiuse alle 20 in ogni regione e distretto. Quelle più orientali della Kamčatka e Čukotka sono state le prime, chiaramente, a chiudere, registrando un’affluenza rispettivamente del 35% e quasi del 70%. Importante il voto per la Cecenia, che oltre ad eleggere i deputati per la Duma, ha anche scelto il proprio presidente. Hanno votato per la prima volta i cittadini della Crimea (affluenza registrata al 42%): si parla di un milione e 800 mila elettori, 1200 distretti elettorali. Nelle auto-proclamatesi indipendenti repubbliche di Lugansk e Doneck, il governo russo fa sapere che non sono stati presenti seggi per gli elettori di cittadinanza russa, che sono stati invitati invece a recarsi nella città ucraina di Charkov. A Kiev si sono registrati tensioni e disordini fuori dell’ambasciata russa, con anche un ferito: solo un centinaio comunque i russi che hanno espresso la propria scelta nella capitale ucraina. Ed anche dal cosmo è arrivato il voto dell’astronauta russo Anatolij Ivanišin.
Per i dati ufficiali bisognerà aspettare il rapporto che verrà emanato venerdì; in ogni caso, esso sarà di poco distante dai risultati che emergono ad oggi. Vince il partito di Putin, Russia Unita, con oltre il 54% delle preferenze, che occuperà 343 seggi su 450; oltre ad esso alla nuova Duma siederanno i rappresentanti dei soliti tre partiti, quello comunista (13%), quello liberal-democratico (13%) e Russia Giusta (6%). Non ce l’ha fatta a superare la soglia del 5% il partito di opposizione Jabloko, che comunque a Mosca ha raggiunto un significativo 9% (mentre Russia Unita nella capitale ha raccolto solo il 38% dei voti). Un seggio rispettivamente andrà tuttavia sia al partito Rodina (Patria) e al movimento Piattaforma civile in quanto entrambi i candidati di queste due fazioni sono risultati vincitori nei loro distretti territoriali. L’affluenza è comunque generalmente in calo: tranne le eccezioni di Circassia (oltre 90%), Cabardino-Balcaria (oltre 90%), Dagestan (87%), Cecenia (74%), la media nazionale è del 47,8% (a Mosca 35%, a Pietroburgo 32%).
Al di là dei risultati e delle retoriche, tuttavia, è significativo sottolineare l’alto numero di infrazioni e denunce registrate anche a questo turno elettorale e che non dimostrano un effettivo passo in avanti verso quelle “Elezioni pulite!” per le quali tanto manifestarono i russi tra 2011 e 2013. Gli elettori, i partiti e gli osservatori hanno lamentato evidenti acquisti di voti in termini di favori, beni e denaro. Nel distretto di Samara sono stati promessi miglioramenti degli appartamenti, ad esempio; il partito Jabloko a Mosca, nel quartiere di Chimki, ha denunciato il baratto di voti per gadget con lo stemma di Russia Unita (il partito di Putin) e soldi. In altre regioni, come a Naro-Fominsk e presso Omsk in Siberia, si è invece cercato di ostacolare gli elettori a recarsi ai seggi: all’ultimo sono stati modificati gli indirizzi dei seggi, ad esempio, e in alcuni condomini è saltata in maniera inaspettata l’elettricità, bloccando l’utilizzo degli ascensori agli anziani. In altri casi gli elettori recatisi ai seggi hanno trovato che a loro nominativo qualcun altro aveva già votato. A Nižnij Novgorod due osservatori sono stati cacciati dai seggi. A Pietroburgo un elettore è stato arrestato per aver stracciato una scheda elettorale, dicendo di essere “contrario a quello che sta accadendo in Russia”. A Tomsk e Novosibirsk si è portata avanti la campagna elettorale anche dentro i seggi elettorali. Il fenomeno dei “karuseli” è ben noto poi nel sistema elettorale russo: autobus colmi di persone girano per vari seggi e permettono a queste di esprimere illegalmente il loro voto più volte. In cambio questi “elettori peripatetici” ricevono denaro. Il partito comunista nella sola regione di Mosca ha, per esempio, denunciato 5 autobus alla polizia. Proprio sulle corriere invece si è votato in alcuni distretti della Crimea, in mancanza di seggi.