Bombe contro il quartier generale dell’Associazione Arbitri cipriota e contro case di arbitri, incendi e vandalismi contro i veicoli di alcuni direttori di gara (tra cui il quotato Leontios Trattos). Negli ultimi diciotto mesi essere un arbitro a Cipro è diventato un mestiere pericoloso. Tanto da portare a uno sciopero degli arbitri di una settimana. Gli attentati, come riporta Helena Smith sul Guardian, sono stati rivendicati da un gruppo battezzatosi Armed Gate Niners Urban Guerrillas che ha dichiarato gli attacchi «l’inizio di una lotta armata contro la corruzione del calcio cipriota contemporaneo».
Minacce e attentati non sono state dirette solo contro arbitri: l’articolo del Guardian dettaglia anche la situazione dell’Associazione Calciatori Pancipriota, che nelle ultime settimane ha esortato la polizia a «ripulire il gioco» dopo aver gestito diverse minacce di morte arrivate a carico di alcuni stranieri del campionato. Il presidente dell’associazione, Spyros Neofitides, ha denunciato al quotidiano britannico la presenza di tattiche intimidatorie da parte della federcalcio per mettere a tacere chi si espone nel denunciare episodi di match-fixing (partite il cui risultato è concordato).
In seguito alla pubblicazione dell’articolo sul Guardian, Neofitides è stato deferito da un comitato disciplinare della federcalcio e rischia una multa di 5.000 €. Secondo la sua ricostruzione, la crescita esponenziale del problema del match-fixing e delle scommesse illegali è stata una conseguenza della crisi finanziaria, che ha colpito duramente l’isola mediterranea: «Ci sono 350 giocatori nella prima divisione, altri 280 nella seconda, e per molti club il match-fixing è diventato un modo per accrescere i propri fondi. […] Stiamo parlando di milioni e di reti molto profonde».
Secondo un articolo di Inside World Football del 2015, un sondaggio commissionato dalla federcalcio cipriota dimostrava che un terzo dei giocatori erano stati contattati da estranei che richiedevano di truccare la partita, e quasi un quarto aveva ricevuto approcci analoghi da parte di funzionari del loro stesso club. Il problema era stato messo alla luce dall’arbitro cipriota Mario Panayi, che nel 2015 aveva denunciato la manipolazione dei risultati del campionato da parte di un funzionario della stessa federcalcio cipriota «che manipola le classifiche per mantenersi al potere e per continuare a negoziare lucrosi contratti per i diritti televisivi». In particolare sotto esame erano le gare che potevano decidere la retrocessione in seconda divisione.
La denuncia di Panayi aveva portato all’arresto di due arbitri, Michalis Spyrou e il presidente dell’Associazione Arbitri Michalis Argyrou, accusati di aver provato a influenzare arbitri in passato. Nello stesso mese, il presidente federale Costas Koutsokoumnis dichiarava di aver ricevuto dalla UEFA prove che almeno 17 partite di prima divisione erano state truccate. In precedenza era stato arrestato Panayiotis Panayiotou, un funzionario dell’Aris Limassol. Panayiotou aveva poi minacciato l’ex presidente del club Kyriacos Hadjikyriacou, che aveva fornito una testimonianza spontanea alla polizia sulle circostanze della retrocessione del club nel 2012.
Secondo la testimonianza di Panayi, non più del 10% dei 300 arbitri ciprioti si può definire «pulito al 100%». La reazione alle sue denunce fu durissima: venne allontanato dalla federcalcio (che lo definì una «marionetta») e dovette emigrare in Regno Unito. Anche i suoi cari subirono attacchi: la macchina del suo migliore amico venne data alle fiamme misteriosamente. Un sostegno venne dall’agenzia anti-fixing Federbet che, nel rapporto annuale 2015, titolava la scheda su Cipro: «La lega è una truffa, ma le minacce sono vere».