È iniziata lunedì la campagna elettorale per le elezioni parlamentari montenegrine fissate per il 16 ottobre. Il Partito democratico dei socialisti (DPS, a guida dell’attuale maggioranza), capeggiato da Milo Đukanović, eletto da OCCRP “uomo dell’anno del crimine organizzato” nel 2015, spera di strappare un settimo mandato come primo ministro. Dopo essere stato in coalizione per 18 anni con piccoli partiti etnici legati alle minoranze croata, albanese e bosniaca, il DPS di Đukanović affronta questa tornata senza alleanze e accordi pre-elezioni.
Il premier di Podgorica ha dichiarato all’inizio della campagna elettorale del suo partito che queste elezioni rappresentano “un momento storico”. Inoltre, “tutti i valori acquisiti dal paese al referendum sull’indipendenza del 21 maggio del 2006 sono messi alla prova dalle prossime elezioni e vanno pertanto difesi”. La posta in gioco, a detta di Đukanović, “è storica” e coloro che si sono opposti all’indipendenza, ovvero i partiti di estrazione prevalentemente serba, si “sentono ancora più forti dato che ritengono di avere il sostegno di un partner forte dall’estero”. Un riferimento nemmeno troppo velato alla Russia, con cui il governo di Đukanović ha già avuto momenti di tensione. Non a caso, lo slogan adottato dallo schieramento del premier per la campagna è “A passo sicuro”.
Dall’altra parte, l’opposizione si organizza e unisce le forze nella speranza di sconfiggere il premier, da 25 anni dominus dell’arena politica montenegrina. Secondo il giornale di Podgorica ‘Pobjeda’, tre partiti di opposizione intendono formare un cartello elettorale. Si tratta del Partito popolare socialista, del Movimento civico URA e di Demo, che si presenteranno unite con il nome ‘Grande coalizione – La chiave’. A capo della coalizione andrà con tutta probabilità Miodrag Lekić, leader di Demos.
Nel mese di maggio i rappresentanti dell’opposizione montenegrina sono entrati ad interim in un governo di unità nazionale, con lo scopo di prevenire gli abusi delle risorse pubbliche durante la campagna elettorale. L’accordo trovato tra maggioranza e opposizione per prevenire il boicottaggio delle urne da parte dell’opposizione ha ricalcato a grandi linee il “modello macedone” dell’accordo di Przino del 2015.
Vincesse ancora Đukanović, il Montenegro, a un passo dal divenire il 29° membro della NATO e impegnato nell’avvicinamento all’Unione europea, potrebbe rinfocolare le perplessità sulla solidità delle sua democrazia.
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