Da Zagabria – Dopo la fine drammatica della scorsa legislatura, i cittadini croati torneranno domani a votare per il parlamento, il Sabor, tramite un sistema elettorale proporzionale basato su 10 circoscrizioni, nelle quali vengono eletti 14 deputati, ai quali si aggiungono gli 8 delle minoranze e i 3 della diaspora per un totale di 151 parlamentari.
Rispetto alle elezioni di novembre 2015, sia per i nazional-conservatori dell’HDZ che per i socialdemocratici del SDP, si è manifestata una convergenza verso il centro. Come nelle precedenti elezioni, è probabile che nessuno dei due tradizionali schieramenti riesca a raggiungere la maggioranza dei seggi; sarà perciò determinate il ruolo dei partiti minori. Tra questi, il Ponte delle Liste Indipendenti (Most) sembra confermarsi il terzo incomodo della scena politica croata, mentre cresce il movimento anti-sistema Živi zid (Muro umano). Infine, certi di passare la soglia di sbarramento del 5% sono i partiti regionalisti: la Dieta Democratica Istriana (IDS) e l’Alleanza Democratica Croata di Slavonia e Baranja (HDSSB), e la coalizione del sindaco di Zagabria Milan Bandić.
Dopo l’esperienza drammatica del precedente governo, l’eurodeputato Andrej Plenković è succeduto a Karamarko alla guida dell’HDZ; la linea marcatamente nazionalista e illiberale di Karamarko ha ceduto il passo a quella più pacata e europeista di Plenković, percepito da molti come un funzionario del PPE. L’HDZ ha quindi rinunciato a una coalizione al livello nazionale, abbandonando gli ex-alleati all’estrema destra dove hanno formato la Coalizione della Patria. Se il leader dell’HDZ ha moderato i toni del partito, il leader del SDP Zoran Milanović si è fatto più rude e punta a quell’elettorato in cerca di una leadership forte che protegga gli interessi nazionali. Milanović ha quindi formato la Coalizione Popolare con i tradizionali alleati del Partito Popolare e del Partito dei Pensionati, rafforzata dal Partito Contadino.
Nel difficile tentativo di raggiungere la maggioranza assoluta Milanović ha chiesto un incontro con le associazioni dei veterani, dove prima ha definito la Serbia uno stato “arrogante” che punta a dominare la regione, e poi ha continuato alludendo al fatto che la madre di Plenković lavorasse per le forze jugoslave, infine ha rassicurato la comunità croato-erzegovese che in caso la Republika Srpska decidesse di uscire dallo stato federale bosniaco egli non lascerebbe da soli i croati con i musulmani, tentando così di recuperare i loro voti nei seggi riservati alla diaspora.
Nelle ultime manifestazioni prima del silenzio elettorale, sia l’HDZ che l’SDP, hanno recuperato la loro retorica tradizionale. Nella roccaforte Spalato, i leader dell’HDZ hanno dichiarato i veterani pietre fondanti dello stato croato, si sono scagliati contro chi vorrebbe ridurre l’influenza della religione, e hanno ri-attualizzato la “Guerra Patriottica” in battaglia per l’impiego e per lo sviluppo della Croazia. La Coalizione Popolare si è invece radunata a Zagabria, richiamandosi alla lotta e ai valori anti-fascisti, dichiarando che il suo obbiettivo è quello di combattere i movimenti Ustaša come l’HDZ di Karamarko e Hasanbegović.
Nonostante il vantaggio, la campagna di Milanović è stata dettata dalla convinzione – più volte espressa – che Most e l’HDZ siano già d’accordo per formare il governo. Di fatto Most, che mostra sempre più un carattere clericale-conservatore, ha dichiarato che non sosterrà un governo guidato da Milanović, mentre si mantiene possibilista su Plenković. Formalmente, Most ha indicato sette condizioni da votare nei primi trenta giorni della legislatura per guadagnarsi la sua “cooperazione”.
Gli ultimi sondaggi, con un sostanziale errore del 5%, sostengono che la Coalizione Popolare vincerà 62 seggi, l’HDZ 55, Most 12, Živi zid 3, IDS 3, la coalizione di Bandić 3, e l’HDSSB 2. Un’assoluta novità è rappresentata dal fatto che Živi zid ha più volte fatto intendere di essere pronto a sostenere un governo.
Questo articolo è frutto della collaborazione con MAiA Mirees Alumni International Association e PECOB, Università di Bologna.