Nel corso dell’estate la repubblica de facto d’Abkhazia è stata scossa da una serie di crisi politiche che hanno portato tra la fine di luglio e l’inizio di agosto alle dimissioni dei vertici del governo.
Il primo a lasciare è stato il primo ministro de facto Artur Mikvabia, dimessosi ufficialmente lo scorso 26 luglio dopo appena un anno di governo; seguito a ruota dal procuratore generale Aleksandr Lomia. Secondo quanto affermato in un’intervista rilasciata dallo stesso Mikvabia al portale Caucasian Knot, la decisione di presentare le dimissioni sarebbe stata presa in seguito alle forti agitazioni venutesi a creare a causa del tentativo da parte del governo di riformare strutturalmente la situazione finanziaria del paese, attraverso azioni come l’introduzione dell’IVA.
Ma le tensioni createsi in seguito alla tentata riforma del settore finanziario non sono state l’unico motivo per cui Artur Mikvabia, su cui pendeva tra l’altro una mozione di sfiducia, ha deciso di rassegnare le dimissioni. Sempre a luglio le due principali coalizioni d’opposizione del paese, il Blocco delle Forze d’Opposizione (alleanza formata da diversi partiti locali) e il Movimento Amtsakhara, hanno organizzato un referendum sull’anticipazione delle elezioni presidenziali, finalizzato a spingere alle dimissioni il presidente de facto Raul Khajimba. Il referendum è stato però pressoché ignorato dalla popolazione locale, tanto da registrare un’affluenza inferiore al 2%; dato che ha spinto le forze d’opposizione ad accusare il governo di non aver concesso un’adeguata copertura mediatica all’evento.
Inoltre, pochi giorni prima del referendum, circa 1.500 manifestanti dell’opposizione hanno tentato di prendere d’assalto l’edificio del Ministero degli Interni a Sukhumi; fatto che ha sollevato grosse preoccupazioni tra i membri del governo abkhazo. L’attacco al Ministero degli Interni ha infatti fatto tornare alla mente il precedente del 2014, quando in seguito a una serie di tensioni politiche diversi manifestanti guidati dall’allora leader dell’opposizione Raul Khajimba si impossessarono del palazzo presidenziale e dell’edificio della televisione di stato costringendo l’allora presidente Aleksandr Ankvab alle dimissioni.
Tornando al presente, il posto del dimissionario Mikvabia è stato occupato ad interim da Shamil Adzynba, già vice primo ministro dello stesso governo Mikvabia, il quale è rimasto in carica solo una decina di giorni per poi tornare a occupare il suo ruolo originario in seguito alla designazione di Beslan Bartsits, alto funzionario vicino a Khajimba già governatore del distretto di Gagra.
Il 15 agosto lo stesso Adzynba ha però rassegnato a sua volta le dimissioni, secondo quanto affermato in un’intervista rilasciata a Sputnik Abkhazia a causa di alcune presunte violazioni riscontrate in seguito all’assunzione di alcuni funzionari del governo Bartsits, accusati di non parlare la lingua abkhaza, requisito fondamentale secondo la Costituzione locale per poter lavorare all’interno dell’apparato statale. Nonostante queste dichiarazioni, Adzynba ha comunque dichiarato che la sua decisione non ha nulla a che fare con la nomina dello stesso Bartsits.
Negli ultimi anni l’Abkhazia ha dovuto fare i conti con una serie di tensioni politiche dovute principalmente ai problemi economici che affliggono il paese, che se da una parte è fortemente dipendente dai finanziamenti di Mosca – una delle poche nazioni al mondo a riconoscere Sukhumi – dall’altra si vede costretto a limitare l’influenza russa nella regione, per preservare l’identità abkhaza del paese. I governi che si sono alternati negli ultimi anni non sono stati in grado di proporre riforme adeguate a risollevare l’economia locale e contrastare efficacemente la corruzione, facendo aumentare il malcontento tra la popolazione e contribuendo così a creare una situazione di crescente instabilità nel paese.
Foto: John