Il 15 agosto 1990 se ne andava in un tragico incidente stradale il leggendario cantante Viktor Tsoi, il più grande idolo del rock sovietico. Tsoi e il suo gruppo, i Kino, che suonarono i loro pezzi più famosi come Zvezda po Imeni Solnze (video) e Videli Noch (video) nello storico, ultimo, concerto allo stadio Luzhniki di Mosca nel giugno 1990, passarono anche dall’Italia, esibendosi nella cornice del festival musicale intitolato “Back in the USSR”.
Tsoi e i Kino
Nato a Leningrado nel 1962 da padre di origini coreane e madre russa, Tsoi inizia suonare a 17 anni e nel 1982 forma il gruppo Kino.
Erano gli anni 80, gli anni dell’atrofia del periodo brezneviano e del lento passaggio di potere. I Kino, come molti altri, iniziano a suonare sulla scena underground, esibendosi in piccoli appartamenti e copiando in casa le audiocassette delle loro esibizioni (magnitizdat). Proprio così venne distribuito il primo album, ’45’, che catapultò il gruppo alla ribalta della scena sovietica con la famosa canzone ‘Elektrichka’ (video). Canzoni dai testi allegorici con un vago significato politico e una musicalità rock con venature punk e pop diverranno ben presto il simbolo musicale della perestrojka.
L’Occidente e l’Italia
Il vero successo arriva con la perestrojka. Il lento sgretolamento delle barriere tra est e ovest e la curiosità paternalistica del pubblico verso il panorama musicale sovietico aprono ai Kino anche le strade dell’Occidente. Nel 1988 il loro quinto album ‘Gruppo sanguigno’ (video) diventa famoso al di là della cortina di ferro e la band suona in Europa e negli Stati Uniti.
In Italia il gruppo arriva nell’estate del 1988 per il primo festival del rock sovietico organizzato a Melpignano, in provincia di Lecce. I Kino suonano un paio di canzoni di fronte ad un pubblico piuttosto scettico, in attesa dei Litfiba e dei CCCP. Nonostante il poco successo, il festival diventa il punto di partenza per un evento simile che si terrà nel settembre successivo, questa volta a Roma. Ma, soprattutto, proprio a Melpignano nasce l’idea di uno storico tour dei Litfiba e dei CCCP in terra sovietica, che nel 1989 suoneranno a Mosca e Leningrado.
I Kino tornano in patria con impressioni contrastanti. In un’intervista rilasciata al “Giovane Leninista” nel 1989 Tsoi sottolinea, infatti, come, pur essendo un tema molto popolare in Occidente, “non vi è un serio approccio alla Russia”. L’impressione di Tsoi sarà quella di aver suonato di fronte ad un pubblico che “si aspettava qualcosa di russo e di esotico” e non un semplice concerto rock.
L’eredità dei Kino
Il contributo della band al fervore culturale del periodo è difficilmente quantificabile, ma le ossequiose parole della Konsomolskaya Pravda all’indomani della tragica morte del cantante, che lo definì come il personaggio più significativo “di ogni politico, celebrità o scrittore” per i giovani dell’Unione Sovietica, dimostrano il grande impatto della band. Come spesso accade, i Kino divennero simbolo di ‘Cambiamento‘ (una delle canzoni più famose del gruppo) che i ventenni di allora chiedevano. La canzone in verità non aveva alcun messaggio politico e lo stesso Tsoi in un’intervista riportata nel recente libro sulla storia del gruppo di Vitaliy Kalgin, ‘Viktor Tsoy i ego Kino’ (‘Viktor Tsoi e i suoi Kino’), si era espresso così:
“Quando è iniziata la perestrojka, tutti hanno iniziato a dire la verità. E’ diventato molto popolare. Ma nelle nostre canzoni non ci sono rivelazioni sensazionali, anche se le persone anche qui cercano di trovare qualcosa di simile”.
Ma ormai era troppo tardi. A più di venticinque anni dalla morte del cantante i Kino rappresentano ancora un simbolo della perestrojka. Il ‘muro di Tsoi’ a Mosca e in altre parti dell’ex Unione Sovietica, tributo spontaneo dei fan all’indomani della sua morte, non ha subìto il processo di decomunizzazione e capita ancora spesso di sentire nella metropolitana, a Mosca come a Kiev, qualche suonatore di strada strimpellare i pezzi più famosi del gruppo.