A seguito del tentato golpe avvenuto in Turchia nella notte tra il 15 e il 16 luglio, Erdogan ha portato avanti una grossa epurazione dei quadri vicini a Gülen. L’imam Fetullah Gülen, residente negli Stati Uniti, è infatti considerato la mente del golpe fallito. Le epurazioni non si sono tuttavia limitate al solo suolo turco ma potrebbero espandersi nei paesi dove vi è una forte componente musulmana, come in Macedonia. Alla richiesta quindi di aiutare le autorità turche, il ministro degli esteri macedone Nikola Poposki ha affermato che si impegneranno “a collaborare con il governo di Ankara per aiutarli a raggiungere i loro obiettivi, ovviamente in accordo con le nostre leggi”, rispettando anche gli interessi nazionali.
Anche il ministro dell’interno Mitko Čavkov ha confermato la volontà del governo di aiutare le istituzioni turche. Čavkov ha infatto detto di voler “fornire supporto al governo turco”, individuando e chiudendo tutte le aziende e scuole connesse in qualche modo con Gülen. Tra i principali obiettivi sono stati segnalati la scuola Yahya Kemal, il settimanale Zaman e diverse aziende e fondazioni.
La chiusura, eventuale, di queste scuole sarebbe al limite delle legalità. Come infatti ha riportato Pishtar Lutfiu, Ministro dell’Istruzione macedone, le scuole che sembrerebbero legate a Gülen rispettano le leggi nazionali. Scuole considerate peraltro il fiore all’occhiello del paese. Da queste, infatti, i diplomati entrano nelle migliori università europee, potendo in futuro garantire un buon ritorno per il paese. Anche il docente Mersel Bilalli è intervenuto sulla questione. Secondo Bilalli, infatti, quanto vuole fare la Macedonia sarebbe una concessione di sovranità inusuale nel diritto internazionale. Nonostante non vi siano norme che lo vietino, la decisione di Skopje “implica una rinuncia da stato alla propria sovranità”.
La richiesta di Ankara, ricevuta anche da Kosovo, Albania e Bosnia-Erzegovina, mostra la volontà di Erdogan di eliminare politicamente Gülen. Il fine è quello di impedire al suo movimento religioso e politico Hizmet di continuare le sue opere di proselitismo. Una positiva risposta da Skopje denoterebbe anche un allineamento verso le posizioni di Erdogan, col fine di non rovinare le relazioni tra i paesi.
Le relazioni tra i due paesi non sono l’unica possibilità per cui il governo opti per la chiusura delle scuole. In Macedonia, infatti, risiedono circa 80.000 turchi su 2 milioni di abitanti, che rappresentano il 4% della popolazione. Potrebbe quindi anche rivelarsi una mossa utile per garantirsi l’eventuale appoggio della minoranza turca in occasione delle elezioni parlamentari. Le elezioni, che si terranno l’11 dicembre, arrivano a seguito di un lungo braccio di ferro tra i partiti. Questo ha quindi causato un clima di costante campagna elettorale della VMRO e della SDSM e ogni mossa è calcolata in base al ritorno elettorale.
Seppur non vi siano certezze che Gülen sia l’architetto del golpe, Erdogan ha colto l’occasione per liberarsi di una figura a lui scomoda, con ampio seguito. Le epurazioni compiute in questo mese hanno toccato tutti gli ambiti della vita pubblica del paese, dalle università all’esercito. E sembra essere pronta a propagarsi anche nei paesi vicini, specie nei Balcani. Ma la speranza del presidente turco resta soprattutto quella relativa all’estradizione di Gülen. Gli Stati Uniti, tuttavia, hanno risposto negativamente a causa dell’assenza di prove certe.