Il presidente del parlamento albanese ha temporaneamente rinviato il voto sul pacchetto di riforma della giustizia, dopo che le parti hanno rotto all’ultimo momento l’accordo raggiunto ieri pomeriggio. I capi dei tre maggiori partiti: Partito socialista, partito democratico e Movimento Socialista per l’integrazione stanno ancora negoziando per trovare un nuovo accordo.
L’accordo sulla giustizia: gli antefatti
Il partito democratico (PD) albanese all’opposizione, guidato da Lulzim Basha, aveva richiesto che lo stesso meccanismo utilizzato per l’elezione dei membri degli organismi, il “vetting” (in sostanza, l’esame della fedina penale dei candidati), avrebbe dovuto valere anche per l’elezione dei membri delle due istituzioni chiave nel nuovo sistema di giustizia. Secondo il PD albanese e il partito di governo, il Movimento Socialista per l’Integrazione, guidato dallo speaker del parlamento Ilir Meta, l’accordo su questo punto era stato raggiunto anche con il premier Edi Rama.
Dopo lunghi mesi di dibattiti, le forze politiche albanesi sembravano aver ottenuto quindi l’accordo sulla riforma della giustizia, facilitato anche dalla mediazione del Commissario europeo per l’Allargamento, Johannes Hahn. In una lettera inviata ai leader politici albanesi, a seguito di intense conversazioni telefoniche, sia con il premier di centro-sinistra Edi Rama, che con il capo dell’opposizione ed il presidente del parlamento, il Commissario aveva esposto i punti della cosiddetta “proposta ibrida” avanzata dal vicesegretario di Stato Usa Victoria Nuland. Questi punti, che “rappresentano le linee rosse della comunità internazionale”, riguardano anche il ruolo degli esperti internazionali, ossia dell’Operazione internazionale di monitoraggio, come definita nel testo delle modifiche costituzionali relative alla riforma, nel processo della verifica dei magistrati albanesi.
Tutte e tre le principali forze politiche albanesi avevano dichiarato di concordare con le precisazioni del Commissario europeo, inclusa l’opposizione, che si era inizialmente battuta per evitare che gli esperti internazionali avessero un qualche ruolo decisionale.
La fumata nera di oggi
La Commissione parlamentare sulla riforma della giustizia era stata chiamata ad incontrarsi nel tardo pomeriggio di ieri al fine di formalizzare l’accordo raggiunto in precedenza tra le parti. Ma il tutto si è risolto con un nulla di fatto, nonostante la presenza nel tavolo del negoziatore del Partito Democratico e quello del Movimento socialista per l’integrazione.
Il primo scricchiolio del flebile accordo era stata la dichiarazione del presidente della commissione parlamentare ad hoc, Fatmir Xhafaj, che aveva comunicato ai media come il comitato parlamentare non potesse discutere sulla base di “un pezzo di carta”, riferendosi alla lettera inviata dal commissario UE. Xhafaj ha dichiarato che il comitato aveva già fatto il proprio lavoro e che gli emendamenti costituzionali erano pronti per l’approvazione.
Ma, come prevedibile, oggi pomeriggio lo speaker del parlamento Ilir Meta, alleato di governo del premier Edi Rama, ha dichiarato di non poter sottoporre al voto una riforma di tale importanza in un clima di minacce e che, qualora passa la riforma passasse senza il consenso dell’opposizione, potrebbe addirittura dare le dimissioni. Il clima politico resta incandescente, con il leader del Movimento Socialista per l’Integrazione che minaccia da giorni di far cadere il governo per andare a nuove elezioni.
L’ambasciatore statunitense a Tirana Donald Lu e la sua omologa europea Romana Vlahutin hanno assistito dall’inizio al processo della riforma giudiziaria e sostengono che “i leader politici in Albania temono la riforma e non sono disposti ad alcun accordo”. Per questo motivo, l’ambasciatore Usa ha invitato ripetutamente tutti i membri del parlamento albanese ad assumersi le loro responsabilità e votare a favore della riforma.
La riforma della giustizia in Albania richiederebbe una revisione profonda del quadro legislativo e un rinnovamento di buona parte del personale giudiziario stesso. Fino ad un terzo del testo della Costituzione albanese dovrà essere riformato, assieme a circa 40 testi complementari. Tra le principali novità che verrebbero introdotte ci sarebbe l’accurato esame delle credenziali (il vetting) di tutti gli oltre 800 giudici e procuratori albanesi, per escludere tutti quelli accusati di corruzione o conflitto d’interessi. Ma pare che le forze politiche albanesi abbiano tutto l’interesse a procrastinare.
Foto: la Commissione Albanese per la Riforma della Giustizia (LSA)