GEORGIA: Tre giorni di proteste contro Saakashvili. Il Cremlino si frega le mani

di Matteo Zola

Se il Caucaso del nord esplode, quello del sud cova il fuoco sotto la cenere. A Tiblisi da tre giorni vanno in scena proteste sempre più violente organizzate dall’opposizione al presidente Mikhail Saakashvili per chiederne le dimissioni. I maligni già vedono la mano di Mosca dietro le manifestazioni. La polizia di Tblisi è stata costretta a sparare con proiettili di gomma sui manifestanti armati di bastoni protagonisti, tra l’altro, di un’aggressione ai danni del conducente e del passeggero di un’automobile di passaggio. «La polizia è stata costretta a ricorrere ai proiettili di gomma per difendere cittadini pacifici», ha dichiarato un portavoce del ministerno dell’Interno, Shota Outiachvili. Diversa la versione dei fatti fornita da un portavoce del leader dell’opposizione, la signora Nino Bourdjanadze, per il quale lo scontro sarebbe stato provocato dalle persone che si trovavano nell’auto che volevano fermare un responsabile dell’opposizione che partecipava ad un raduno di fronte alla sede della televisione pubblica.

Un episodio marginale che però illustra bene come, in un simile contesto, sia difficile individuare ragioni e torti, buoni e cattivi. Forse perché non ci sono né gli uni né gli altri. Se l’opposizione vede in Saakashvili un autocrate in doppiopetto, che li ha portati alla tragedia della guerra e alla recessione economica, in nome di un’alleanza a stelle e striscie mai davvero compiutasi, ebbene: tutti i torti non ce li hanno. Ma se l’opposizione anti-Saakashvili aprisse la strada al classico “uomo di Mosca” allora si comprende lo sconcerto del governo e i mal di pancia di Washingtone di Bruxelles che, dopo tre giorni di proteste, non possono che guardare a Tiblisi con preoccupazione.

Guidati dalla signora Nino Bourdzhanadze – ex alleata di Saakashvili ed ex presidente del parlamento – sotto l’ombrello del movimento d’opposizione Assemblea Nazionale, i dimostranti accusano il governo di autoritarismo e di numerosi fallimenti. “Non ci vorrà molto per rovesciare Saakashvili” ha detto Bourdzhanadze, ex figura di punta della Rivoluzione delle rose, che nel 2003 portò Saakashvili al potere. Mentre i più maliziosi vedono in Mosca, da sempre in rapporti tesi con Saakashvili, lo sponsor delle rivolte, il Cremlino ha già mandato il suo monito. Disperdere i manifestanti a Tbilisi e Batumi – ha detto oggi l’inviato per i diritti umani del ministero degli Esteri, Konstantin Dolgov – è una violazione dei diritti e delle libertà fondamentali. Da che pulpito vien la predica…

Chi è Matteo Zola

Giornalista professionista e professore di lettere, classe 1981, è direttore responsabile del quotidiano online East Journal. Collabora con Osservatorio Balcani e Caucaso e ISPI. E' stato redattore a Narcomafie, mensile di mafia e crimine organizzato internazionale, e ha scritto per numerose riviste e giornali (EastWest, Nigrizia, Il Tascabile, Il Reportage). Ha realizzato reportage dai Balcani e dal Caucaso, occupandosi di estremismo islamico e conflitti etnici. E' autore e curatore di "Ucraina, alle radici della guerra" (Paesi edizioni, 2022) e di "Interno Pankisi, dietro la trincea del fondamentalismo islamico" (Infinito edizioni, 2022); "Congo, maschere per una guerra"; e di "Revolyutsiya - La crisi ucraina da Maidan alla guerra civile" (curatela) entrambi per Quintadicopertina editore (2015); "Il pellegrino e altre storie senza lieto fine" (Tangram, 2013).

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