BULGARIA: I cacciatori di migranti al confine con la Turchia

Da mesi in Bulgaria, gruppi di cittadini volontari organizzano pattuglie al confine con la Turchia con l’obiettivo di impedire l’accesso al paese da parte di migranti che cerchino di entrare illegalmente sul territorio nazionale. Il gruppo nazionalista Organizzazione per la Protezione dei Cittadini Bulgari, si è reso protagonista dell’arresto di 23 migranti che entravano illegalmente sul territorio nazionale. Il capo della polizia di frontiera Antonio Angelov ha premiato i volontari dichiarando a Nova TV: “Voglio incoraggiarli perché si sono comportati in maniera appropriata. In questo caso il gruppo di migranti era molto calmo, ma non è sempre così”.

Incoraggiare i vigilanti 

Incoraggiare i gruppi di cittadini auto-organizzati può essere un’arma a doppio taglio. Nel caso preso in esame i cittadini si sono comportati in maniera consona, scortando i migranti nella città più vicina, Bliznak, e contattando la polizia di frontiera, che meno di un’ora dopo ha raggiunto la loro posizione, interrogato i vigilanti e preso in carico il gruppo. L’Organizzazione per la Protezione dei Cittadini Bulgari era seguita dalla troupe televisiva del programma “No Man’s Land”, Terra di Nessuno, e non ha esercitato alcun tipo di violenza sui migranti.

In questo caso la vicenda è andata a buon fine, ma è opportuno ricordare che in Bulgaria l’arresto da parte di privati cittadini è illegale tanto quanto l’immigrazione clandestina. Inoltre i gruppi di pattuglia indossano stivali, uniformi e giubbotti antiproiettile, annoverano tra i loro membri simpatizzanti dell’estrema destra, ex-detenuti dal passato violento e camminano per i boschi di frontiera al grido di “Lunga vita alla Bulgaria”. Questi gruppi stanno proliferando con un implicito benestare statale. La polizia di frontiera ha perso credibilità dimostrando di non essere in grado di gestire la situazione quando nell’ottobre 2015 ha sparato e ucciso un migrante che stava tentando di superare il confine per entrare nel paese.

Lo stesso vice-ministro degli Interni Philip Gounev ha dichiarato che: “Con le loro azioni i vigilanti stanno mettendo a repentaglio la fiducia nella polizia di frontiera”. In questi mesi la Bulgaria è sembrata realmente terra di nessuno.

Il supereroe bulgaro 

Tra i membri di queste associazioni che pattugliano il confine i media bulgari hanno dato particolare risalto al gruppo organizzato intorno alla figura di Dinko Valev, un 29enne wrestler semi-professionista originario di Yambol, una cittadina nel sud della Bulgaria, che ricorre alla forza bruta per atterrare i migranti. Valev ha dichiarato in più di un’occasione come la pensa: “Gli immigrati sono persone cattive e pericolose. Dovrebbero rimanere a casa loro, sono terroristi pericolosi”. L’emittente televisiva bTV in febbraio ha dedicato un servizio su Valev, definendolo a vario titolo “il supereroe Dinko” e “cacciatore di migranti”, esaltando l’uso illegale della violenza nei confronti di quelli che prima di essere immigrati sono persone che stanno sfuggendo da situazioni di vita spesso misere. Il Comitato Helsinki Bulgaro ha richiesto un’indagine ufficiale sul comportamento di Valev.

Il ruolo dei giornalisti 

In un suo studio sui media del 1963 Cohen scriveva: “La stampa può non essere efficace nel dire alla gente cosa pensare, ma è incredibilmente efficace nel dire ai suoi lettori a cosa pensare”. Ciò significa che parlare quotidianamente del problema migranti può spingere le persone a credere che ci sia un grosso problema con i migranti, quando in realtà gli arrivi dichiarati dalla polizia di frontiera dimostrano di essere il 20% in meno rispetto agli arrivi dello stesso periodo dell’anno scorso.

Dimostrano di comprendere la situazione i membri dell’Associazione dei Giornalisti Europei – Bulgaria, che all’indomani del servizio su Valev hanno chiesto agli autori spiegazioni: “Vorremmo chiedere se, a Vostro parere, il summenzionato servizio risponde ai criteri professionali giornalistici. Ritenete che nel materiale sia presente una chiara distinzione tra i fatti narrati e il giudizio espresso su questi? […] vorremmo sapere se quella espressa è la posizione ufficiale della televisione nei confronti di questa categoria e se è implicito l’invito ai telespettatori a seguire l’esempio del “super-eroe Dinko” nel picchiare e minacciare cittadini stranieri. Confidiamo in una pronta risposta alle nostre domande”. I media influiscono sulla percezione che tutti noi abbiamo della realtà, e quindi hanno la responsabilità morale di fare una ricostruzione il più possibile fedele dei fatti.

Chi è Gian Marco Moisé

Dottorando alla scuola di Law and Government della Dublin City University, ha conseguito una magistrale in ricerca e studi interdisciplinari sull'Europa orientale e un master di secondo livello in diritti umani nei Balcani occidentali. Ha vissuto a Dublino, Budapest, Sarajevo e Pristina. Parla inglese e francese, e di se stesso in terza persona.

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