Il ponte sul canale di Kerch è un’opera grandiosa e molto costosa. Quando (e se mai) sarà completato, unirà i 4,5 chilometri di mare che separano la sponda russa da quella ucraina, appartenenti ormai alla stessa patria.
Un sogno nel cassetto molto costoso
Le recenti strategie politiche ed economiche di Vladimir Putin si stanno rivelando assai rischiose e azzardate. Proprio nel momento in cui l’economia russa avrebbe bisogno di investimenti internazionali, le sanzioni occidentali sono state prolungate e saranno tolte solamente se il Presidente russo decide di seguire le direttive esposte da Juncker all’ultimo Forum economico internazionale di San Pietroburgo. Purtroppo, però, le sanzioni non sono l’unica ragione che fa preoccupare Putin, il quale deve fare i conti con un bilancio pubblico che fa acqua da tutte le parti. Soprattutto se si parla di zone “frontaliere”, e più precisamente della costruzione del ponte sul canale di Kerch. Un tasto dolente per il Cremlino.
La costruzione del ponte che il governo di Putin sta realizzando, come è noto, non è tutta farina del suo sacco. Il progetto nasce ai tempi di Nicola II, interessato a costruire un passaggio strategico tra le sponde dei due territori, ma lo scoppio della prima guerra mondiale fa desistere lo zar dalla sua realizzazione. È Stalin a riprenderne l’iniziativa, anch’egli senza succcesso a causa dell’arrivo delle forze militari naziste. L’idea del ponte rimane quindi un sogno nel cassetto fino alla caduta dell’Unione Sovietica, quando il presidente ucraino filo-occidentale Yushchenko e la premier Tymoshenko cercano inutilmente di instaurare un dialogo con Mosca. Ci prova successivamente anche Victor Yanukevich, rilanciando l’idea di costruire un “Ponte dell’amicizia” e rinsaldare così i rapporti tra Ucraina e Russia. Ma né filoccidentali né filorussi concretizzano i loro propositi.
Mosca si ritrova quindi sola, ma passa definitivamente all’opera nel 2014, subito dopo l’annessione della Crimea alla Russia, quando Putin decide di concretizzare l’ambizioso progetto. Questo prevede un sistema di 19 chilometri che partirà dalla penisola di Taman, poggerà su una striscia di terra già esistente passando per l’isolotto di Tuzla e approderà alla periferia a sud di Kerch. Il ponte sarà costituito da una campata di 35 metri che consentirà il passaggio alle navi e ospiterà un’autostrada a quattro corsie, nonché due linee ferroviarie.
La costruzione del sognato ponte, tuttavia, sembra essere ostacolata dalle enormi spese che superano ormai i 3 miliardi di euro, una somma che è aumentata di 10 volte tanto rispetto al costo stimato inizialmente. Un vero colpo per le casse statali russe. Il ministero dell’industria e dei trasporti russo, capitanato da Maksim Jurevič Sokolov, ha quindi smesso di pagare Stroygazmontazh, la società appartenente al miliardario alleato di Putin Arkady Rotenberg, leader del progetto e appaltatore ufficiale. I lavori sono perciò bloccati a tempo indeterminato, nell’attesa di una soluzione, e la data di inaugurazione del ponte è già stata posticipata di un anno.
Riuscirà Vladimir Putin a terminare entro il 2019 il famoso ponte tanto sognato fin dai tempi degli zar e ad unire fisicamente la Crimea al territorio russo?