Una delle eredità più delicate che l’ex ministro della salute lettone Guntis Belēvičs, dimessosi dopo uno scandalo personale relativo al salto di una lista di attesa operatoria, ha lasciato alla sua successore, Anda Čakša, riguarda il problema dei finanziamenti al settore della sanità lettone, che ha bisogno di trovare nuove risorse per diminuire le liste di attesa e per aumentare i salari dei medici di base.
Nel programma di governo una delle soluzioni ipotizzate per trovare nuove risorse per la sanità era quello di introdurre una assicurazione sanitaria obbligatoria. La nuova ministro della salute Čakša ha però rinunciato a questa opzione per privilegiare una misura diversa, quella di utilizzare l’1% dei contributi pensionistici da allocare nel settore della sanità.
Si tratta di un’idea che ha già provocato diverse polemiche e critiche, in particolare dalla Banca centrale lettone e dal ministro del welfare, Jānis Reirs. L’ammontare delle risorse che arriverebbero dall’1% dei contributi pensionistici sarebbe di circa 70 milioni, una cifra non sufficiente per coprire il fabbisogno delle riforme necessarie alla sanità lettone.
La ministro Čakša ritiene non replicabile in Lettonia il sistema vigente in altri paesi, come Olanda e Danimarca, di un sistema di assicurazioni sanitarie obbligatorie. Per questo ha dichiarato di non voler procedere in questa direzione, già tracciata dal suo predecessore, e di preferire la scelta di utilizzare una quota delle risorse destinate al sistema pensionistico, per finanziare le riforme del sistema sanitario.
“Un punto di percentuale sulle imposte sociali, e possibilmente l’aumento dell’Iva sui beni di lusso, ma dipende da quello che ne pensa il ministro delle finanze” l’idea della ministro della salute lettone.
A chi fa notare che l’ammontare di circa 70 milioni da questa manovra non basterebbe per coprire le necessità del sistema sanitario, la ministro della salute risponde così: “Non sono molti, è vero, ma spero di concentrare queste risorse in quattro ambiti prioritari: oncologia, maternità, pronto soccorso e medici di famiglia”.
Molto scettico il collega di governo, Jānis Reirs, ministro del welfare, che vede queste risorse troppo limitate e che inoltre potrebbero essere inserite solo nel bilancio dei prossimi anni. “Non c’è tempo per attendere l’introduzione di questa misura. E 70 milioni non sono niente, c’è bisogno di scelte coraggiose”.
Anche dagli esperti della Banca centrale lettone sono arrivate critiche e dubbi sulla decisione della ministro Čakša di rinunciare alla misura dell’assicurazione sanitaria obbligatoria. Analizzando il sistema sanitario lettone, il costo dell’acquisto dei macchinari, i servizi, i salari, per gli analisti della Banca di Lettonia solo un’assicurazione sanitaria obbligatoria, magari attraverso un sistema misto pubblico e privato, assicurerebbe le risorse necessarie per evitare la crisi del sistema sanitario lettone.