ROMANIA: Elie Wiesel e il destino degli ebrei romeni

Il presidente della Romania Klaus Iohannis ha trasmesso, domenica, un messaggio di condoglianze per la scomparsa del Premio Nobel per la Pace, Elie Wiesel. Uno dei più grandi spiriti del ‘900 che si è opposto alla tirannia, mobilitandosi per gli sfavoriti e gli oppressi. La Romania onorerà la sua memoria con grande rispetto, inchinandosi alla perdita di una delle voci più forti della comunità storica degli ebrei di Romania.

Elie Wiesel nasce nel 1928 a Sighet, nella regione della Transilvania, in Romania, da Sarah Feig e Shlomo Wiesel, che gli impartirono l’interesse per la letteratura e la Torah. Con il diktat di Vienna del 1940, la Romania perse parte della Transilvania a favore dell’Ungheria. Il 6 maggio 1944, le autorità ungheresi diedero l’autorizzazione all’esercito tedesco di effettuare la deportazione degli ebrei di Sighet ad Auschwitz-Birkenau. Elie aveva 16 anni quando fu liberato dal campo di concentramento, qualche giorno prima aveva visto suo padre morire davanti ai suoi occhi.

Gli ebrei di Romania

A partire dal XVIII secolo, gli ebrei della Galizia austriaca e gli ebrei russi iniziarono ad emigrare verso le terre fertili e libere della Romania. Nel 1830, in Moldavia e in Valacchia gli ebrei costituivano il 3,6 per cento della popolazione totale. Tuttavia sino al 1866 la Costituzione del recente Stato di Romania esplicitava all’articolo 7 che solo gli stranieri di religione cristiana avrebbero potuto acquisire lo status di romeni e in tal modo godere dei pieni diritti civili e politici. Grazie alle pressioni delle potenze occidentali, nel 1879 il Parlamento emendò l’articolo 7, permettendo a tutti gli stranieri, a prescindere dal credo, di ottenere la naturalizzazione. Gli ebrei entrarono a tutti gli effetti nella vita economica e politica della società romena, contribuendo alla sua crescita. Il numero degli ebrei in Romania crebbe costantemente, nel 1912 la comunità ebraica contava 240mila persone.

Dopo la Prima guerra mondiale essi contribuirono al riassestamento politico-istituzionale della nazione. Il Partito ebraico di Romania, fondato nel 1931, riuscì ad inviare cinque rappresentanti al Parlamento, dopo il successo alle elezioni del 1932. Tuttavia, proprio in quelle stesse elezioni la Guardia di Ferro, apertamente antisemita, dimostrò di essere ormai diventato un movimento di massa.

Con il diktat di Vienna del 1940 il dittatore Antonescu accettò la deportazione degli ebrei di Bessarabia e Moldavia verso la Transnistria, mentre gli ebrei di Transilvania, riconquistata dall’Ungheria, vennero deportati in Polonia. Gli ebrei romeni deportati furono 120mila. Solo in Transnistria vennero uccisi 115mila ebrei deportati.

Gli scampati alle deportazioni iniziarono a militare nel Partito Comunista, molti di loro si formarono a Mosca. È il caso di Ana Pauker, una delle fondatrici del PCR. Tuttavia l’élite comunista romena guidata da Gheorge-Dej, mise in funzione un apparato di sicurezza e repressione senza precedenti, epurando il Partito della dirigenza ebraica.

La nazionalizzazione delle industrie, delle banche, delle scuole colpì la comunità ebraica nelle sue fondamenta. Molti ebrei scampati all’Olocausto non fecero più ritorno in Romania. La nascita dello Stato di Israele, nel 1948, fornì un ulteriore incentivo all’emigrazione di massa, di chi era rimasto. Ceauşescu usò gli ebrei come merce di scambio, li vendette allo Stato di Israele. Dollari in cambio di ebrei.

Nel 1977 la comunità ebraica contava 25.000 persone, nel 1992 si annoveravano appena 9.000 aderenti.

Elie Wiesel e la Romania

L’Istituto Nazionale per gli Studi dell’Olocausto di Romania porta il suo nome. Nel 2002 Wiesel è stato decorato dell’Ordinul Steaua României, nel grado di Grande Ufficiale, dall’allora Presidente, Ion Iliescu. Lo scrittore restituì la Medaglia d’Oro nel 2004, dopo che questa venne ricevuta da Corneliu Vladim Tudor e Gheorghe Buzatu, sostenendo che i due erano noti antisemiti e negazionisti dell’Olocausto.

Chi è Ida Valicenti

PhDr. in Storia delle Relazioni Internazionali presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” e Visiting Researcher presso la Facoltà di Storia dell’Università di Bucarest. Scrive di storia e politica estera su quotidiani e riviste. È autrice di tre monografie, di articoli scientifici e saggi in riviste accademiche italiane ed estere ed è stata relatrice in convegni internazionali e lezioni invitate in Italia, Stati Uniti e Romania. Scrive per East Journal sull'Europa orientale, con un interesse specifico per la Romania e l'Ucraina.

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