Coma abbiamo visto nei precedenti articoli, nel corso della sua storia lo sguardo dell’Asia centrale è sempre stato rivolto a sud, verso la Persia ed ad est, verso le steppe mongole, loghi d’origine dei vari popoli che hanno influenzato il destino di questa regione. Al contrario, i territori settentrionali, che oggigiorno fanno parte della Russia e dell’Ucraina, hanno svolto un ruolo di scarsa importanza, e sono sono stati spesso territori di conquista o di saccheggio. I primi popoli dell’Asia centrale a rivolgere la propria attenzione verso nord furono i Cumani, i quali devastarono più volte le terre della Rus’ di Kiev. Ai Cumani seguirono i Mongoli, che nel XII secolo conquistarono i vari principati russi e li resero vassalli dello Stato da loro instaurato, il Khanato dell’Orda d’Oro. Solamente nel XVI secolo, con l’indebolimento del potere dei Mongoli, i principi di Mosca si liberarono dal giogo tartaro e costituirono uno Stato indipendente. Questo tuttavia non pose fine alle scorrerie dei tartari e degli altri popoli nomadi dell’Asia centrale, che per lungo tempo continuarono a devastare le terre russe, così come quelle polacche e lituane, in cerca di bottino e soprattutto di schiavi, che venivano rivenduti all’Impero ottomano o nelle grandi città dell’Asia centrale. I Russi passarono all’offensiva nel corso del XVII e XVIII secolo, quando eliminarono prima il Khanato del Nogai e poi ridussero fortemente i territori e l’autonomia del Khanato kazako. La vera opera di conquista tuttavia iniziò soltanto durante il XIX secolo quando la Russia, dopo aver assicurato le proprie frontiere europee in seguito alla sconfitta di Napoleone, spostò la sua attenzione verso i deboli regni dell’Asia centrale. A questo punto però, le ambizioni dello zar entrarono in contrasto con la Gran Bretagna, che vedeva nell’espansione russa una minaccia per i propri domini indiani. Da questa rivalità nacque un conflitto per la supremazia sull’Asia centrale e sul Medio Oriente combattuto soprattutto da parte dei diplomatici o dei servizi segreti, che prese il nome di Grande Gioco o Torneo delle Ombre. Mentre Londra cercò, con scarso successo, di imporre la propria influenza sull’Afghanistan, i Russi procedettero ad una lenta ma inesorabile conquista delle steppe eurasiatiche. I primi a farne le spese furono i Kazaki, che persero definitivamente la loro autonomia nel 1847. A partire dagli anni ’60 dell’800 il fronte si spostò sempre più a sud e gli eserciti dello zar sconfissero e conquistarono in breve tempo gli Emirati di Bukhara, Khiva e Kokand. Nonostante la debolezza politica e l’arretratezza militare, questi tre emirati opposero una salda resistenza, a cui i Russi risposero con feroce violenza. Uno degli episodi più sanguinosi del conflitto fu l’assedio di Geok Tepe, una fortezza difesa da soldati turkmeni. Dopo ventitré giorni di assedio la città cadde in mano alle truppe russe guidate dal generale Michail Skobelev, il quale ordinò il massacro dell’intera guarnigione. L’eccidio si concluse con la morte di circa 15.000 turkmeni, tra soldati e civili, e spinse le altre tribù turkmene ad abbandonare le armi. I territori conquistati vennero riorganizzati dai Russi nel Governatorato Generale del Turkestan, con capitale Tashkent (l’odierna capitale dell’Uzbekistan). Il Khanato di Khiva e l’Emirato di Bukhara, fortemente ridimensionati, riuscirono a conservare la propria autonomia in qualità di protettorati russi. Al contrario, il Khanato di Kokand, in seguito ad una ribellione, venne abolito ed inglobato nel Turkestan russo.
Il governo zarista trasformò l’economia dell’Asia centrale creando grandi piantagioni di cotone, che divenne presto la principale risorsa prodotta nella regione, ed incoraggiò lo stanziamento di nuovi coloni russi. L’altra grande novità portata dai Russi fu la ferrovia, che, seppur venne completata solamente nel 1906, diede un forte impulso alle esportazioni ed allo sviluppo economico della zona. In generale però, negli anni del dominio russo, l’Asia centrale non fu altro che una remota ed arretrata provincia dello sterminato impero dello zar, mentre i cambiamenti economici causarono un aumento della disoccupazione locale, con il conseguente sviluppo del banditismo. Le tensioni si acuirono con lo scoppio della I Guerra mondiale ed esplosero nel 1916, anno in cui il governo zarista, che si trovava in serie difficoltà a causa delle offensive degli Imperi centrali, revocò l’esenzione dalla leva militare per i sudditi musulmani. A quel punto, la popolazione insorse contro i dominatori russi, dando inizio alla Rivolta Basmachi. La ribellione si rivelò estremamente sanguinosa tanto che il demotivato esercito zarista riuscì a ristabilire solo un fragile controllo. La situazione era ancora precaria nel 1917, quando la caduta dello zar diede inizio alla Rivoluzione russa.
Umberto Guzzardi