di Manuela Pilloni
Si è tenuto a Chisinau lo scorso 19 maggio il Comitato Parlamentare di Associazione UE-Moldavia. Nella riunione congiunta di una delegazione di europarlamentari con i loro colleghi moldavi si è discusso in presenza del primo ministro Pavel Filip dello stato dei lavori relativi all’accordo di associazione tra UE e Moldavia, in vigore dal 2014.
Il governo di Chisinau ha confermato al Comitato UE-Moldavia l’impegno ad un processo di riforme volte a dare un impulso modernizzatore al Paese, in quanto “un effettivo cambiamento sul piano politico ed economico è prioritario per la Moldavia”. Nel corso dell’incontro è stato più volte sottolineato il ruolo chiave che l’accordo di associazione ricopre, e la sua funzione strategica nel garantire una maggiore integrazione economica, nonché una crescente collaborazione politica tra UE e Moldavia.
La prospettiva di una partnership commerciale preferenziale è stata espressa attraverso la stipulazione del Deep and Comprehensive Free Trade Agreement (DCFTA) nato come parte integrante dell’accordo di associazione, il quale ha posto le basi per la creazione di un’area di libero scambio, volta a garantire la tutela degli interessi economici dei due partner.
L’avvicinamento moldavo all’Unione Europea ha subito allarmato Mosca, i cui malumori nei confronti del DCFTA non hanno tardato a farsi sentire. La stipulazione dell’accordo, infatti, è stato interpretato dal Cremlino come un tentativo dell’UE di aggiudicarsi l’esclusiva sulla Moldavia, rivelando ancora una volta la presenza di un forte interesse russo nel mantenere il controllo dello spazio post-sovietico. Anche in questo caso, come già avvenuto in altre circostanze, la reazione da parte della Russia è stata chiara: ritirare l’adesione al trattato o incorrere in pesanti sanzioni.
Era già accaduto in passato, come quando nel 2013 (e prima ancora nel 2006), l’embargo russo sui prodotti vinicoli, aveva messo in ginocchio l’economia moldava in seguito ad un blocco delle esportazioni. Ancora una volta, l’episodio ha riconfermato la posizione di Mosca e il suo tentativo di disincentivare ogni prospettiva di integrazione europea della Moldavia.
Il cammino della Moldavia verso l’UE resta una prospettiva lontana. Nonostante le aperture nei confronti del Paese, i vertici UE continuano a ripetere che non è stata fatta alcuna promessa che farebbe intendere una futura adesione della Moldavia all’Unione. E oltre all’opposizione di Mosca sono tanti gli aspetti di criticità interna. Primo tra questi la conflittualità interna al Paese, dove la corruzione delle élite mantiene la Moldavia in mano agli interessi degli oligarchi. L’instabilità politica ed economica riveste un ruolo non secondario: definito dalla Banca Mondiale il Paese più povero ed economicamente arretrato d’Europa, la Moldavia è teatro e spettatore di un conflitto – quello in Transinistria – che va avanti ormai dal 1992. In questo senso, l’alto grado di conflittualità nell’area rappresenterebbe un ulteriore ostacolo al raggiungimento di una piena integrazione europea, nonché un forte disincentivo nell’applicazione delle politiche UE. Il primo passo che la Moldavia deve compiere è dunque quello di continuare nel suo impegno verso la costruzione di un contesto di stabilità politica, fattore indispensabile e primario in un’ottica di cambiamento.