Da RIGA – Il consiglio dei ministri lettone ha infine deciso di dare il suo assenso alla firma della Lettonia sulla Convenzione di Istanbul, sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne.
La Lettonia è rimasto l’ultimo paese membro della UE a non aver firmato finore la Convenzione, in particolare a causa dell’opposizione di uno dei partiti della maggioranza, Visu Latvijai! Il ministero della giustizia, guidato da un esponente del partito nazionalista, Dzintars Rasnačs, propri nei giorni scorsi aveva prodotto un parere legale che sconsigliava la firma della Lettonia sotto la Convenzione, perché secondo i legali del ministero nella Convenzione sarebbero presenti norme in contrasto con la Costituzione lettone.
Dopo il parere legale del ministero della giustizia, non sono mancante le polemiche. Anche il capo dello stato Raimonds Vējonis prima della riunione del consiglio dei ministri dedicato alla questione, aveva preso posizione in contrasto con il parere del guardasigilli, sostenendo che a suo avviso non esistevano motivi costituzionali che si opponessero alla firma della Convenzione. Nel frattempo alcune organizzazioni non governative hanno chiesto le dimissioni del ministro della giustizia.
Il confronto all’interno del consiglio dei ministri è stato comunque molto aspro. Rasnačs ha difeso la posizione del suo ministero e del suo partito Visu Latvijai!, sostenendo che il governo non dovesse dare il via libera alla firma della Convenzione. A favore della firma si sono invece schierati i ministri di Vienotība. Alla fine decisiva è stata la posizione assunta dal primo ministro Māris Kučinskis, che ha dato i pieni poteri al ministro del welfare di firmare la Convenzione, sostenendo però che la prevenzione e la lotta contro la violenza sulle donne prescinde da una Convenzione e deve essere perseguita da ogni stato sulla base della propria legislazione.
I nazionalisti lettoni contro la Convenzione di Istanbul: “discrimina gli uomini”
La Lettonia rischiava di essere l’unico Stato membro dell’Unione europea a rifiutare di firmare la Convenzione di Istanbul, l’accordo internazionale proposto dal Consiglio d’Europa per aiutare e proteggere le donne dalla violenza domestica. Il parere legale redatto dai giuristi del ministero della giustizia lettone sosteneva infatti che questa firma entrerebbe in contrasto con la Costituzione lettone. Il parere legale firmato dagli avvocati del ministero della giustizia, guidato dal nazionalista Dzintars Rasnačs, afferma che firmando la Convenzione di Istanbul la Lettonia “cancellerebbe uno dei fondamenti della sua Costituzione, l’uguaglianza di fronte alla legge, permettendo di fatto una discriminazione degli uomini, senza alcun fondamento razionale”.
Il parere legale inviato a Strasburgo non si limita ad analizzare gli aspetti più strettamente collegati alla Costituzione e al recepimento delle norme internazionali, ma si avventura anche in considerazioni storiche e sociologiche. “Il preambolo della costituzione – si legge nel parere del ministero della giustizia – afferma chiaramente che la nazione lettone rende omaggio ai suoi combattenti per la libertà e menziona le vittime lettoni causate dalle potenze straniere… La Lettonia non può quindi accettare che un accordo internazionale contenga una dichiarazione che faccia intendere che gli uomini lettoni opprimono le donne e non permettono a queste ultime di svilupparsi pienamente nella vita sociale”.
Il parere legale del ministero della giustizia, preparato fra l’altro da una donna giurista del ministero, Inga Račevska, sottolinea poi che la firma sulla Convenzione di Istanbul sarebbe un atto che disonora i combattenti lettoni per la libertà, che secondo il parere del ministero sono stati soprattutto uomini, ignorando il fatto che moltissime donne hanno partecipato alle battaglie per la libertà e l’indipendenza del paese, e moltissime di loro, insieme alle loro famiglie e ai loro bambini, sono state deportate in Siberia negli anni dell’occupazione sovietica.
Secondo il ministero della giustizia la Convenzione di Istanbul introduce un nuovo genere, femminile, secondo una ideologia che ricorda il neo marxismo.
La Convenzione di Istanbul è stata finora siglata da 41 paesi, l’ultimo dei quali è stata la Repubblica Ceca. Gli altri paesi del Consiglio d’Europa che non hanno intenzione di firmare la Convenzione sono la Russia, l’Armenia, l’Azerbaigian, il Liechtenstein e la Moldavia. Una compagnia che sarebbe stata non proprio onorevole per la Lettonia.