Il 19 aprile scorso verrà ricordato come il giorno dello storico incontro fra il primo ministro ungherese, Viktor Orbán, e l’ex Cancelliere tedesco Helmut Kohl, principale fautore della riunificazione tedesca e, da sempre, fra i più accesi sostenitori dell’unità non solo economica, ma soprattutto politica, del continente europeo. Scopo della visita, ha chiarito Orbán nel corso di una sua successiva conferenza stampa, è stato quello di esprimere «la gratitudine e il rispetto del popolo ungherese e di ringraziare Helmut Kohl per tutto ciò che ha fatto per l’Ungheria».
Prima della visita all’ex Cancelliere, ormai costretto su di una sedia a rotelle dopo una brutta caduta avvenuta 8 anni fa, il Primo Ministro Orbán ha incontrato l’ex Presidente del Baden-Württemberg Erwin Teufel a Stoccarda, nel corso del cui incontro si è parlato della comune volontà di trasformare l’Europa in un continente che abbracci definitivamente la propria cultura e le proprie radici cristiane sostenendo, al tempo stesso, che in Europa non c’è bisogno di istituzioni europee, ma «di leader europei credibili».
Nel corso della stessa giornata, infine, Orbán ha fatto visita alla casa-memoriale di Konrad Adenauer, a Bonn, a cui è poi seguito un incontro con Timotheus Hötges, CEO di Deutsche Telekom.
Un’amicizia di lunga data
Sebbene possano apparire distanti per scelte politiche e metodi, Orbán e Kohl sono in buoni rapporti da oltre vent’anni; all’inizio del XXI secolo, ad esempio, quando l’amministrazione Kohl fu coinvolta in uno scandalo riguardante il finanziamento illecito del suo partito, la CDU, l’allora governo Orbán fu subito pronto a salvarne l’immagine pubblica, conferendogli una delle più importanti onorificenze ungheresi, la Medaglia del Millennio, per «aver tanto contribuito alla fine della guerra fredda».
Anni dopo, fu il turno di Kohl di sdebitarsi, aiutando Fidesz a esser ammesso nel Partito Popolare Europeo e contribuendo così, anche se indirettamente, alla buona riuscita della campagna elettorale dell’attuale Primo Ministro ungherese. Negli scorsi dieci anni è stata la partecipazione al PPE a offrire ad Orban un importante scudo politico e a metterlo al riparo dagli strali della Commissione europea e a permettergli di portare avanti il suo programma di ridefinizione in termini illiberali della democrazia ungherese.
Posizione comune sull’immigrazione
Fra i molti, è sul tema dell’immigrazione che i due uomini politici hanno trovato un inaspettato terreno comune; è lo stesso Kohl a spiegare il suo punto di vista nell’introduzione al suo prossimo libro, Preoccupato per l’Europa: «la soluzione del problema dei profughi è nei paesi di provenienza, non in Europa. Il nostro continente non può diventare una nuova patria per milioni di persone in stato di emergenza umanitaria in tutto il mondo».
Sono in molti ad aver colto, nelle parole dell’ex Cancelliere, una poco velata critica alla recente svolta politica della sua ex pupilla, Angela Merkel. Così come appare evidente quanto proprio la decisione adottata da Orbán di incontrare l’ex Cancelliere Kohl ha per scopo la messa in imbarazzo della stessa Merkel in tema di migrazioni, sulla falsariga di quanto fatto l’anno sorso con la visita al leader conservatore bavarese Horst Seehofer, propugnatore d’una linea più dura contro l’immigrazione.
Quando Kohl parla di minacce alle radici giudaico-cristiane provenienti dall’afflusso irregolare di immigrati con diverso bagaglio culturale, infatti, sembra volerlo fare sia per ricompattare parte del “suo” elettorato, disorientato dall’improvvisa svolta a favore dell’accoglienza di migliaia di profughi da parte della Cancelliera Merkel, sia per presidiare il fianco destro della CDU dal rischio di un’altrettanto improvvisa radicalizzazione in chiave razzista.
Ancor più nel dettaglio, in merito all’apertura della Merkel ai profughi, nel settembre scorso, Kohl ha specificato che «decisioni solitarie, per quanto di volta in volta possano essere motivate, e l’iniziativa di singoli paesi appartengono al passato […] molti profughi provengono da diversi contesti culturali e seguono in larga misura concezioni lontane da quella giudaico-cristiane, su cui si fondano i nostri valori e il nostro ordine sociale … è in gioco la nostra esistenza e su questo sono perfettamente d’accordo con il mio amico Viktor Orbán».
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