RUSSIA: Nuovi attacchi terroristici nel Caucaso. Ma il ruolo dell’ISIS è sopravvalutato

Tra la fine di marzo e le prime settimane di aprile, mentre l’attenzione di una parte della comunità internazionale era rivolta verso il Nagorno-Karabakh, dove si stava assistendo all’ennesima escalation di violenza tra armeni e azeri, si sono registrati nuovi attacchi terroristici nel vicino Caucaso russo, avvenuti in due diversi territori situati all’interno del Distretto Federale del Caucaso Settentrionale.

Il primo attacco è avvenuto il 29 marzo presso la città di Kaspijsk, vicino a Makhachkala, nel Daghestan, ovvero il territorio più instabile dell’intera Federazione Russa. Un ordigno esplosivo, di produzione artigianale, posizionato lungo la strada che dal capoluogo daghestano porta all’aeroporto locale ha colpito un convoglio della polizia, facendo esplodere due auto e causando la morte di un agente e il ferimento di altri due.

Il giorno successivo entrambi gli attacchi sono stati rivendicati da guerriglieri legati al gruppo Wilāyah al-Qawqaz, ovvero l’autoproclamato governatorato dello Stato Islamico nel Caucaso, nato la scorsa estate in seguito alla decisione di molti combattenti dell’Emirato del Caucaso di migrare tra le file dell’ISIS. L’attacco è stato rivendicato attraverso il portale Amaq News, vicino allo Stato Islamico, dove si è addirittura fatto riferimento alla morte di 10 persone tra poliziotti e militari russi e al ferimento di altri 3, cifre però esagerate a fini propagandistici.

Lo stesso giorno, sempre nel turbolento Daghestan, un poliziotto è stato ucciso e un altro è rimasto ferito nel tentativo di cercare di fermare una macchina sospetta che si è rifiutata di fermarsi ad un check-point. I conducenti del veicolo, dopo aver superato il posto di blocco, hanno proseguito per qualche metro per poi fare esplodere la vettura, coinvolgendo gli agenti nell’esplosione.

In seguito agli attentati di fine marzo, un nuovo attacco terroristico è avvenuto lo scorso 11 aprile presso il villaggio di Novoselitskoye, nel Terrirorio di Stavropol’, un’altra regione che negli anni passati è stata spesso vittima di atti di terrorismo. In questo caso tre attentatori avrebbero provato ad assaltare l’edificio amministrativo del dipartimento locale del Ministero dell’Interno; uno si sarebbe fatto esplodere, senza però causare né vittime né feriti, mentre gli altri due sarebbero stati neutralizzati dalle forze di polizia. Al momento l’attacco non è ancora stato rivendicato da alcuna organizzazione terroristica. Pochi giorni dopo, sempre nel Territorio di Stavropol’, in seguito ad una sparatoria avvenuta presso un posto di blocco gli agenti di polizia hanno ucciso due membri di una banda criminale locale.

L’attacco in Daghestan rivendicato a fine marzo è stato il terzo attribuito all’ISIS a partire dalla proclamazione del Wilāyah al-Qawqaz. Il primo risale allo scorso dicembre, quando un gruppo armato ha assaltato la fortezza di Naryn-Kala, patrimonio mondiale dell’UNESCO nei pressi della città di Derbent, causando la morte di un ufficiale dell’FSB e il ferimento di altre 10 persone. Il secondo attacco risale invece a febbraio, quando sempre nei pressi di Derbent un kamikaze si è fatto esplodere con la propria autovettura nei pressi di un posto di blocco della polizia, causando la morte di due agenti e il ferimento di altre 18 persone.

Il fatto che alcuni degli ultimi attacchi terroristici avvenuti nel Distretto Federale del Caucaso Settentrionale siano stati rivendicati dall’ISIS – o meglio da gruppi apparentemente legati ad esso – non vuol dire però che i seguaci dello Stato Islamico stiano prendendo il controllo della regione; infatti attentati come quelli avvenuti nelle ultime settimane non rappresentano assolutamente una novità per questi territori. Il Daghestan, ad esempio, è costretto da anni a convivere quasi quotidianamente con attacchi di questo tipo, mentre anche altri territori del Caucaso russo come l’Inguscezia, la Kabardino-Balkaria e il Territorio di Stavropol’ non sono nuovi a sparatorie e scontri armati. La regione più tranquilla al momento sembra essere per assurdo la Cecenia di Kadyrov, che negli ultimi anni ha provveduto a fare piazza pulita di terroristi e criminali vari instaurando però un duro regime.

Inoltre, sebbene l’ISIS sia effettivamente presente nel Caucaso russo attraverso il Wilāyah al-Qawqaz, bisogna considerare che molti di questi attacchi sono spesso pianificati da piccole bande criminali locali che hanno poco a che fare con organizzazioni terroristiche come lo Stato Islamico, e che questi attentati non prendono di mira obiettivi civili, come è solito fare l’ISIS, ma sono diretti spesso e volentieri contro obiettivi governativi come poliziotti e forze dell’ordine. Più che al terrorismo internazionale, questi continui episodi di violenza vanno ricondotti alla precaria situazione socio-economica in cui da tempo versa il Caucaso russo, territorio nel quale da anni si registrano tassi di disoccupazione, povertà e corruzione sempre più crescenti, che spingono sempre più giovani a seguire la via della delinquenza o del radicalismo religioso. La presenza dell’ISIS nel Caucaso settentrionale non è quindi la causa di questa crescente situazione di instabilità, ma ne è invece una delle sue dirette conseguenze.

Chi è Emanuele Cassano

Ha studiato Scienze Internazionali, con specializzazione in Studi Europei. Per East Journal si occupa di Caucaso, regione a cui si dedica da anni e dove ha trascorso numerosi soggiorni di studio e ricerca. Dal 2016 collabora con la rivista Osservatorio Balcani e Caucaso.

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