Ragib Mustafa, fratello del premier kosovaro Isa Mustafa, ha chiesto asilo lo scorso anno in Germania, Paese che ha raggiunto seguendo la rotta migratoria balcanica fino all’Ungheria. Lo ha confermato il premier Mustafa attraverso un post su facebook, dopo lo scoop del giovane portale investigativo Insajder.com, creato dal giornalista Vehbi Kajtazi, che sostiene di aver in seguito ricevuto una telefonata minatoria dal primo ministro del Kosovo.
Secondo Kajtazi, Mustafa lo avrebbe minacciato e insultato al telefono. “Ho ricevuto una delle chiamate più spiacevoli. Il primo ministro Isa Mustafa mi ha chiamato al telefono e mi ha detto che avrei pagato un prezzo elevato per la diffusione dell’articolo su suo fratello. Riferirò della minaccia alle forze di polizia e a tutti gli organi per la protezione dei giornalisti. Trovo che questo sia la chiamata più grave finora perché è venuta direttamente dal primo ministro”, ha scritto Kajtazi sul suo account facebook. Ma il premier kosovaro Mustafa ha negato pubblicamente di avere telefonato al giornalista. Il presidente dell’Associazione dei giornalisti del Kosovo, Zekirja Shabani, ha detto che la chiamata di Mustafa è inaccettabile e che costituisce una seria minaccia per la libertà di parola e la democrazia nel paese.
La storia
Il motivo della richiesta di asilo del fratello, ha precisato il premier Mustafa, è stato la necessità di curare una sua grave malattia per la quale non esistono possibilità di trattamento in Kosovo. Il settore medico è miserabile e coloro che vogliono le cure mediche migliore devono pagare l’assistenza negli ospedali privati nella regione o nei paesi dell’UE.
Altri componenti della famiglia del fratello – ha aggiunto Isa Mustafa – hanno anch’essi cercato di raggiungere illegalmente l’Europa occidentale, ma sono stati rimandati in patria. Secondo i media, Ragib Mustafa ha presentato il 24 giugno 2015 domanda di asilo alle autorità della Renania-Palatinato, Land della Germania occidentale. In precedenza l’uomo aveva chiesto asilo alla Francia, ma gli era stato negato.
Un anno fa avevamo descritto la fuga volontaria dei kosovari dal paese paragonandola a quella emigrazione forzata della guerra del ‘99. Il “corridoio balcanico” tornato negli ultimi mesi all’attenzione dei media internazionali per l’affusso dei profughi siriani in Europa, è stato da oltre due anni la rotta migratoria degli stessi cittadini dei Paesi dei Balcani occidentali che hanno fatto richiesta d’asilo nei paesi Ue.
I numeri
Il numero di coloro che lasciano il Kosovo e cercano asilo nell’Unione europea è stato uno dei fattori principali per cui alcuni paesi dell’Ue sono stati contrari alla conclusione del processo di liberalizzazione dei visti per i kosovari. Trentamila è il numero delle persone che hanno cercato asilo nei paesi dell’Unione europea durante gli ultimi due anni, secondo i funzionari del Ministero degli Affari Interni del Kosovo. Si stima che circa 800 mila kosovari vivano e lavorino in Europa occidentale, soprattutto in Svizzera e in Germania, come parte di un esodo che ha avuto inizio alla fine degli anni ’90.
Le ragioni che hanno portato a questo nuovo esodo dal Kosovo verso i paesi Ue sono molteplici: la mancanza di investimenti e di protezione sociale, la corruzione, la criminalità organizzata, l’elevata disoccupazione, povertà, frustrazione e rabbia. Un sondaggio condotto dalla fondazione tedesca Friedrich Ebert ha rilevato che quasi due terzi dei giovani tra i 14 e i 29 anni vogliono lasciare il paese. Hanno perso ogni fiducia nella loro giovane democrazia, e sognano una vita migliore, altrove.