Mordechaj Anielewicz, anni 24 – studente – nato a Varsavia nel 1919. Già prima dell’invasione tedesca è uno dei capi dell’organizzazione che si va creando per resistere ai pogrom condotti contro gli ebrei di Varsavia. Dopo l’invasione tedesca si reca a Vilno dove si occupa dell’evacuazione degli ebrei diretti in Palestina. Ritornato a Varsavia, diventa membro del Comitato Centrale degli Hechalutz («Pionieri») e dirige il foglio clandestino «Neged Hazerem, («Controcorrente»). Dall’ottobre 1942 è comandante dell’organizzazione ebraica di combattimento Z.O.B., è il comandante in capo dell’insurrezione del ghetto di Varsavia. Lettera indirizzata a un emissario che agiva per conto del comando del ghetto nei quartieri ariani della città.
Varsavia, il Ghetto, 23 aprile 1943
Ciò che noi abbiamo passato è impossibile esprimerlo con parole.
Ci rendiamo conto che ciò che è successo supera tutti i nostri sogni più audaci.
I tedeschi furono costretti a fuggire dal ghetto per ben due volte. A uno dei nostri reparti riuscì di rimanere sulla propria posizione 40 minuti, a un altro reparto 6 ore. Una mina da noi posta nel recinto delle fabbriche di spazzole è scoppiata. Alcuni nostri reparti aggredirono i tedeschi e li cacciarono via. Le nostre perdite in uomini sono minime, anche questo è una vittoria. I. morì eroicamente mentre sparava con una mitragliatrice.
Sento che stiamo facendo una grande cosa, che quello che ci siamo decisi a fare ha una grande importanza.
Da oggi in poi passiamo ad adottare la tattica di lotta partigiana. Stanotte vanno in azione tre reparti. Hanno due compiti: ricognizione e conquista di armi. Ricordatevi: le armi corte non hanno per noi nessun valore. Le adoperiamo di rado. Abbiamo urgente bisogno di bombe a mano, fucili mitragliatori ed esplosivi.
È impossibile descrivere in che condizioni vivono gli ebrei nel ghetto. Soltanto pochi sapranno sopportare tutto questo, tutti gli altri dovranno prima o poi perire. Il loro destino è segnato. In quasi tutti i bunker, nei quali si nascondono migliaia di ebrei, è impossibile accendere una candela per mancanza d’aria.
Ti saluto mio caro, chissà se c’incontreremo ancora. Il sogno della mia vita è ormai realizzato. L’autodifesa ebraica nel ghetto è ormai un fatto compiuto. È stata realizzata la resistenza armata degli ebrei. Io sono il testimone delle grandi lotte eroiche degli ebrei rivoltosi.
Mordechai Anielewicz