Le elezioni in Slovacchia si sono concluse con molte sorprese e poche certezze. Smer-SD, il partito del premier uscente Robert Fico, dopo quattro anni di governo e politiche controverse ne è uscito decisamente ridimensionato, ottenendo solo il 28% dei voti contro il 44% delle elezioni precedenti. L’estrema destra è avanzata, ma il resto dell’opposizione è rimasto diviso, aumentando ulteriormente la sua frammentazione.
Con nessun vincitore sostanziale gli scenari più prevedibili sembravano la costituzione di una coalizione dei partiti di centrodestra, di un governo di minoranza tra Smer-Sd e SNS con appoggio esterno di altri partiti su tematiche specifiche, o lo svolgimento di elezioni anticipate che dessero un risultato più netto.
Cosa è successo
All’indomani delle elezioni, il presidente della Repubblica slovacca Andrej Kiska ha incaricato Robert Fico, a capo del partito che ha conquistato il maggior numero di seggi in Parlamento, di condurre consultazioni con gli altri partiti per valutare la possibilità di costituire un governo.
Nel giro di pochi giorni Fico ha incontrato e convinto a prendere parte a una coalizione Andrej Danko, del Partito Nazionale Slovacco (SNS), Béla Bugár, del partito della minoranza ungherese Most-Híd, e Radoslav Prochazka, ex-membro del Movimento Cristiano Democratico (KDH) e leader del nuovo partito centrista Sieť.
Se da un lato l’alleanza con SNS era prevedibile data la precedente esperienza di governo dei due partiti tra il 2006 e il 2010, dall’altro il raggiungimento di un accordo con Most-Híd e Sieť sembrava improbabile in virtù dell’inconciliabilità dei due gruppi di centro-destra con le posizioni radicali dell’SNS e quelle populiste di Smer-SD. Inoltre, l’alleanza di Most-Híd con Smer-SD era già stata rifiutata precedentemente lo svolgersi delle elezioni, e un cambio di rotta sarebbe sembrato un tradimento nei confronti degli elettori. Fico ha ancora una volta colpito per le sue abilità di politico, espresse stavolta in una grande capacità di negoziazione.
Il 14 marzo, i quattro leader di partito, accompagnati da due rappresentanti, e alla presenza del ministro delle finanze Peter Kažimír, coinvolto col compito di valutare la realizzabilità delle proposte dei potenziali alleati di governo, si sono incontrati per discutere la possibilità di creare una coalizione.
Dopo ore di discussione, intorno alle 21:30 Robert Fico ha condotto una laconica conferenza stampa nella quale ha dichiarato che: “Ci siamo concentrati principalmente sui punti che uniscono i nostri programmi, dato che stiamo parlando di quattro partiti, con diversi punti di vista e valori. Ma non abbiamo trovato alcun argomento che ci farebbe scontrare l’uno contro l’altro”.
L’accordo tra le parti non è stato indolore, costando a Most-Híd la defezione dell’ex ministro dell’agricoltura Zsolt Simon, e a Sieť quella di Beblavy, Machackova, e Petrik facendo scendere il numero di parlamentari di Sieť da dieci membri a sette, rendendo quindi impossibile la costituzione di un gruppo parlamentare, il cui numero minimo previsto per legge è otto. Anche Zuzana Zimenova, prima dei non-eletti Sieť si dichiara non disposta a prendere il posto di uno dei parlamentari Sieť chiamati ad assumere una carica governativa.
Ciononostante, la coalizione formata da Fico conterebbe su 82 parlamentari, sufficienti a garantire la maggioranza assoluta in parlamento e quindi, la governabilità.
Verso il terzo governo Fico
Il 17 marzo Fico si è presentato al capo dello stato con una coalizione e una proposta di governo. Se il governo rimanesse composto da quindici ministri come il precedente, probabilmente a Smer-SD andrebbero sette ministeri, tre ciascuno a SNS e a Most-Híd, e due a Sieť.
Secondo quanto emerso, Smer-SD sarebbe intenzionato a mantenere il ministero degli interni, delle finanze e degli affari esteri, lasciando ai loro posti Robert Kaliňák, Peter Kažimír e Miroslav Lajčák. SNS oltre a prendere il ministero della difesa, ha mostrato interesse così come Most-Híd per uno tra il ministero dell’economia e quello dei trasporti. Per questa carica, il partito etnico ungherese sarebbe intenzionato a nominare Ivan Švejna. Per il ministero dell’istruzione SNS ha proposto Helena Polakova.
I giochi sembrano fatti, ma se ne saprà di più il 23 marzo, data per la quale il presidente Kiska ha deciso si svolgerà il voto di fiducia del parlamento al terzo governo Fico.