Per la Slovacchia questa non è stata una tornata elettorale “normale”. Lo si era capito fin dall’arrivo dei primi dati ufficiali quando, nella sede di SAS (partito che nei sondaggi era dato a rischio di non entrare in parlamento) a causa dei festeggiamenti per essere diventato secondo partito, il leader Sulik si è ferito ad una mano ed è stato portato in ospedale. Ma le sorprese non erano mancate neanche prima del voto, quando la compagnia Uber aveva annunciato di offrire ai residenti a Bratislava un passaggio gratuito fino ai seggi. O ancora quando l’Istituto di Statistica è andato in tilt durante le operazioni di conteggio ritardando la pubblicazione dei dati e creando non poco caos negli organi di informazione. Ma in queste elezioni non sono mancate sorprese meno divertenti, come il successo dei partiti ultra-nazionalisti e l’entrata in parlamento di L’SNS partito neonazista con una discreta pattuglia di parlamentari.
Il crollo dei partiti tradizionali
Il primo dato politico che emerge è il collasso dei partiti tradizionali. SDKU dell’ex leader Radičová non arriva all’1%, mentre KDH per la prima volta è fuori dal parlamento. Insieme perdono 270.000 voti. A sinistra le cose non sono andate molto meglio allo Smer-DS che perde 400.000 voti e 34 parlamentari.
Come ben si evince dal grafico qui sotto i partiti nati negli anni ’90 (in blu, viola e verde) ormai rappresentano solo un quinto dell’elettorato slovacco, sovrastati dai partiti nati nel 2000 (in giallo), ma soprattutto da quelli nati dopo il 2010 (in rosso), entrati preponderantemente proprio il 5 marzo nella scena politica nazionale rappresentando quasi il 50% dei voti. Un cambiamento non indifferente per la piccola, e giovane, Repubblica slovacca.
L’ascesa della destra estrema
Uno dei topic di questi mesi è stata l’immigrazione. Argomento utilizzato in particolare da Fico per cercare di mobilitare l’elettorato, ma che in realtà ha finito per aprire il vaso di Pandora e favorire formazioni estremiste, dalle idee più chiare e semplici su come risolvere la questione rispetto i socialisti slovacchi. E’ in questo scenario che nasce il successo di SNS e L’SNS. Il risultato di SNS non è stata una grande sorpresa, non quanto almeno conoscere che non sarà il Partito Nazionale Slovacco a sedersi sugli scranni più a destra del parlamento, ma ci sarà un’altra formazione politica, ben più radicale, L’SNS di Kotleba vera rivelazione delle elezioni. Superando l’8% ha acquisito la ribalta nazionale dopo aver conquistato la regione di Banská Bystrica nel 2013. Un partito anti-sistema e soprattutto anti-rom che non nasconde simpatie per Tiso, presidente della Slovacchia durante la Seconda Guerra Mondiale e collaborazionista del Terzo Reich. L’SNS trova la sua forza elettorale nella Slovacchia rurale del nord e a Banská Bystrica, dove un elettorato che vive costantemente difficoltà economiche e sociali è stato disilluso dalle promesse di un facile arricchimento degli anni dello sviluppo economico. Queste persone indicano come primi responsabili della crisi sociale i rom ed i vecchi partiti accusati di corruzione. L’SNS, come lo Jobbik ungherese, probabilmente non sarà una meteora, anche perché il suo corpo elettorale è composto in prevalenza dai giovani (tra i 18 e i 21 anni ha il 23%).
Creare un partito in 6 mesi
Altra sorpresa uscita dalle urne è il partito SME RODINA (La mia famiglia). Leader è Kollár, ricco imprenditore che possiede una delle radio più famose del paese. Kollár ha creato in pochi mesi un partito anti-sistema che è riuscito ad entrare in parlamento con il 6%. Un partito che si colloca nello schieramente di centro-destra ma che ha già fatto sapere di non essere disponibile ad entrare in alcuna coalizione di governo, al massimo è possibile un appoggio esterno. Ma base imprescindibile dell’accordo deve essere la chiara e comune politica anti-immigrati.
La grande delusione
Diversamente dalla gioia di Kollar a Sulik, le elezioni del 5 marzo segnano la delusione di Prochazka e di SIET (Rete). A fronte del 20% acquisito nelle elezioni presidenziali del 2014, e del buon risultato previsto nei sondaggi, SIET ha di poco superato il 5%.
L’attendismo delle comunità minoritarie
L’unico dato di costanza fra queste elezioni e quelle del 2012 sono i risultati dei partiti che si riferiscono alla comunità ungherese. SMK-MKP conferma il risultato, e nonostante l’inserimento di numerosi giovani nelle proprie liste per la terza volta non riesce ad entrare in parlamento. Most-Hid invece delude le attese, perde molti voti nelle province meridionali (abitate da ungheresi) mentre allarga il proprio elettorato nella capitale e nel nord. Risultati però non incoraggianti e segnati in particolare dalla mancata partecipazione delle minoranze al processo elettorale. Le province del sud della Slovacchia hanno infatti registrato tassi di voto inferiori mediamente del 10-15% rispetto alle regioni del nord. Per i due partiti l’obiettivo principale nel breve periodo sarà quello di mobilitare e riattivare il proprio elettorato.
Che fare ora?
Il dato che emerge dal voto è allarmante per la giovane Repubblica. Il parlamento è frammentato, partiti anti-sistema sono in forte crescita e le possibilità di creare un governo stabile sono appese ad un filo. Nel grafico qui sopra sono evidenziate alcune possibili soluzioni.
Le consultazioni del presidente Kiska sono iniziate e potrebbero durare settimane, ma purtroppo al paese non manca solo un governo ma anche il tempo per formarlo. A luglio Bratislava prenderà il semestre di Presidenza della UE, una data per la quale è necessario aver risolto i problemi politici interni, se non per un lungo periodo almeno per sei mesi, anche perché il principale risultato elettorale del 5 marzo indica che molto probabilmente si tornerà alle urne prima di quattro anni.
I grafici sono stati creati da twitter.com/kdecay