Osservando quanto riportato dai media locali, emerge come nelle ultime settimane si siano registrate forti tensioni tra Bulgaria e Turchia. A partire da quanto avvenuto negli ultimi giorni è necessario focalizzare l’attenzione sugli eventi che hanno generato tali contrasti e sulle problematiche che continuano a sussistere.
I fatti
Il 24 febbraio la Turchia ha dichiarato Zornitsa Penkova Apostolova, dipendente del Consolato Generale Bulgaro di Istanbul, persona non grata. Una decisione, quella presa da Ankara, in risposta a quanto avvenuto il 21 febbraio. Alcuni giorni prima Sofia aveva infatti chiesto che Ugur Emiroglu, funzionario per gli affari sociali del Consolato Generale Turco a Burgas, lasciasse lo stato per aver interferito nella politica interna e negli affari religiosi della popolazione musulmana residente in Bulgaria.
Espulsione di Mestan dal movimento DPS
Quanto accaduto poche settimane fa è riconducibile alle vicende interne al movimento per i diritti e la libertà (DPS); terza forza politica bulgara, tale partito è composto da membri in prevalenza turchi.
Per capire la criticità della situazione è quindi fondamentale risalire alla già presente tensione tra Turchia e Russia per l’abbattimento di un Su-24 fighter bomber russo. Nel dicembre 2015 il leader del partito DPS, Lyutvi Mestan, è stato espulso dal partito, su decisione del presidente onorario Ahmed Dogan, per aver leso l’interesse nazionale appoggiando la Turchia proprio nella controversia sorta con la Russia. Un’espulsione, quella di Mestan, comminata per aver riferito in parlamento in rappresentanza del proprio partito con argomenti che il partito stesso non condivideva.
In seguito all’espulsione di Mestan molti esponenti del partito hanno accusato l’ambasciata turca di appoggiare lo stesso esponente del partito DPS; un appoggio negato dal diretto interessato fino a poche ore prima della sua espulsione.
Secondo quanto affermato dalle fonti locali, Donogan è considerato come in rapporti particolarmente stretti con la Russia mentre Mestan è invece, dalla sua nomina a presidente nel 2013, molto vicino ad Ankara.
I casi Dogan e Peevski
Non solo l’espulsione di Mestan, le tensioni tra i due stati sono state ulteriormente esacerbate dalla questione legata al Deylan Peevski. Giudice e personaggio politico controverso, Peevski è al centro di indagini per corruzione. L’accusa, legata al suo ruolo di azionista della Bulgartabac è stata formalizzata lo scorso febbraio: contrabbando di sigarette tra Turchia e Bulgaria.
Proprio in seguito all’inizio ufficiale delle indagini (the Spiegel si è riferito alla vicenda parlando della punta di un iceberg) che lo vedevano protagonista, lo stesso Peevski ha lasciato l’impresa di cui era azionista. Annunciata la sua presenza in Turchia pochi giorni dopo le dimissioni, Peevski si è visto quindi respingere da Ankara insieme ad un’altra figura chiave: Ahmed Dogan, il cui viaggio in Turchia era programmato nei medesimi giorni.
Secondo ancora quanto affermato dai media locali, Peevski sarebbe stato, proprio insieme a Dogan, uno dei principali artefici dell’espulsione di Matan dal partito DPS, di qui molto probabilmente le ragioni per negarne l’ingresso in Turchia.
Sebbene si sia discusso in parlamento di una sua prossima chiusura, un comitato d’inchiesta sta cercando di chiarire le responsabità per l’interferenza turca nella politica interna bulgara. È di pochi giorni fa infine, la notizia della nascita del partito DOST (Democratici per libertà, solidarietà e tolleranza). Fondato da Lutvyi Mestan, il partito, criticato per la sua vicinanza alla Turchia, non fa altro che aggiungere complessità ad una situazione già critica. A prescindere quindi dal futuro del comitato d’inchiesta è senza dubbio possibile sottolineare come le relazioni diplomatiche tra Bulgaria e Turchia siano tutt’altro che vicine ad una distensione.